Le canzoni di Fabrizio De André sono state pubblicate in un’infinità di album postumi. Molte di queste pubblicazioni sono state mere operazioni commerciali. In direzione ostinata e contraria del 2005 resta una bella eccezione. Qui ripercorriamo la discografia di Fabrizio De André attraverso i suoi album fondamentali. Ai 13 registrati in studio, ho aggiunto i due live con la Pfm, da considerarsi a tutti gli effetti 33 di inediti.
Volume 1. Il primo vero album di Fabrizio De André
Preghiera in gennaio – Marcia nuziale – Spiritual – Si chiamava Gesù – La canzone di Barbara – Via del Campo – La stagione del tuo amore – Bocca di rosa – La morte – Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers
Nelle prime edizioni era stata inserita Caro amore (J. Rodrigo-F. De André), sostituita successivamente dalla Stagione del tuo amore.
Fabrizio compose le musiche con Gian Piero Reverberi e scrisse le parole da solo, fatta eccezione per Marcia nuziale e La morte (G. Brassens-F. De André), Via del Campo (E. Jannacci-F. De André), Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, scritta per la parte letteraria insieme a Paolo Villaggio.
Arrangiamenti e direzione d’orchestra di G.P. Reverberi.
1967 Bluebell Records
Il primo vero Lp. Tutti i brani erano inediti, tranne Carlo Martello, reincisa per l’occasione, che chiudeva il disco. Le due canzoni più belle erano Bocca di rosa e Via del Campo, che De André avrebbe accoppiato in 45 giri. La prima era una sferzata contro i benpensanti, la seconda una dichiarazione d’amore per la Genova malfamata e i suoi protagonisti.

Tutti morimmo a stento. Il primo concept album di Fabrizio De André
Cantico dei drogati – Primo intermezzo – Leggenda di Natale – Secondo intermezzo – La ballata degli impiccati – Inverno – Girotondo – Terzo intermezzo – Recitativo (Due invocazioni e un atto d’accusa) – Corale (Leggenda del re infelice)
Le musiche sono di Fabrizio e Reverberi e le parole del solo Fabrizio, tranne Cantico dei drogati (F. De André-G.P. Reverberi-F. De André-R. Mannerini), La ballata degli impiccati (F. De André-G.P. Reverberi-F. De André-G. Bentivoglio).
Orchestrazione e direzione d’orchestra e di coro di G.P. Reverberi.
1968 Bluebell Records
A un anno dal Sgt. Pepper dei Beatles, uscì questo disco, uno dei primi concept album della canzone italiana, in perfetto tempismo con le tendenze internazionali. Un 33 importante, nonostante qualche ingenuità e ridondanza. Le tonalità basse e il tema della morte sembravano stridere con l’ottimismo degli anni Sessanta e la concretezza delle proteste studentesche.

Volume 3. Le canzoni di Fabrizio De André raggiungono il grande pubblico
La canzone di Marinella – Il gorilla – La ballata dell’eroe – S’i’ fosse foco – Amore che vieni amore che vai – La guerra di Piero – Il testamento – Nell’acqua della chiara fontana – La ballata del Miche’ – Il re fa rullare i tamburi
Musiche e parole di F. De André, tranne Il gorilla e Nell’acqua della chiara fontana (G. Brassens-F. De André), S’i’ fosse foco (da un sonetto di Cecco Angiolieri) (F. De André-G.P. Reverberi), La ballata del Miche’ (F. De André-C. Petracchi-F. De André), Il re fa rullare i tamburi (presentata come canzone popolare francese del XIV secolo).
Arrangiamenti e direzione d’orchestra di G.P. Reverberi.
1968 Bluebell Records
Con il successo di Tutti morimmo a stento e il nome di Fabrizio che circolava sempre di più, ecco il Volume 3. Operazione commerciale abile, ma non solo: il disco, oltre a presentare brani inediti, proponeva (in nuove versioni rispetto ai 45 Karim) canzoni già pubblicate che però trovavano qui il loro contesto definitivo. Tra queste, La canzone di Marinella e La guerra di Piero, destinate a un grande futuro.
Erano anni in cui gioventù e impegno andavano d’accordo. Così il pubblico dei liceali sancì il successo di Fabrizio.
Ma…
La buona novella. L’album più amato da Fabrizio De André
Laudate dominum – L’infanzia di Maria – Il ritorno di Giuseppe – Il sogno di Maria – Ave Maria – Maria nella bottega d’un falegname – Via della croce – Tre madri – Il testamento di Tito – Laudate hominem
Disco tratto dai Vangeli apocrifi.
Musiche di F. De André e G.P. Reverberi e parole di F. De André, tranne Il testamento di Tito, per la cui musica Faber collaborò con Corrado Castellari.
Arrangiamenti e direzione d’orchestra e di coro di G.P. Reverberi.
1970 Produttori Associati
Un’opera di cui Fabrizio avrebbe detto che, «pubblicata in piena contestazione studentesca, non fu capita. Perché fra la rivoluzione di Gesù e quella di certi casinisti nostrani c’era una bella differenza: lui combatteva per una realtà integrale piena di perdono, altri combattevano e combattono per imporre il loro potere».
Non al denaro non all’amore né al cielo. L’invidia e il potere
La collina – Un matto (dietro ogni scemo c’è un villaggio) – Un giudice – Un blasfemo (dietro ogni blasfemo c’è un giardino incantato) – Un malato di cuore – Un medico – Un chimico – Un ottico – Il suonatore Jones
Liberamente tratto dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, tradotta in Italia da Fernanda Pivano ed edita da Einaudi nel 1943.
Musiche di F. De André e N. Piovani e parole di F. De André e G. Bentivoglio.
Arrangiamenti e direzione d’orchestra di N. Piovani.
1971 Produttori Associati
Un giudice aveva il sottotitolo Dietro ogni giudice c’è un nano. Con questa dicitura, poi soppressa, Fabrizio De André spiegava uno degli assi portanti di queste canzoni: il potere determinato dalla rabbia e dall’invidia.
Infatti questi personaggi, parlando dalla morte, smascheravano le ipocrisie della vita terrena. Ma il malato di cuore, con la sua autenticità, era una figura consolatoria, indicandoci la via di fuga.
Storia di un impiegato. L’ultimo disco a tema
Introduzione – Canzone del maggio – La bomba in testa – Al ballo mascherato – Sogno numero due – Canzone del padre – Il bombarolo – Verranno a chiederti del nostro amore – Nella mia ora di libertà
Canzone del maggio era liberamente tratta da un canto del maggio francese del 1968.
Musiche di F. De André e N. Piovani e parole di F. De André e G. Bentivoglio, tranne Sogno numero due (F. De André-N. Piovani-F. De André-R. Dané).
Arrangiamenti e direzione d’orchestra di N. Piovani.
1973 Produttori Associati
Era l’ultimo album a tema, dove risaltava l’ideologia anarchica di Fabrizio De André, che si ribellava a ogni potere.
Si trattava della fine di una stagione. Dopo la bella parentesi di Canzoni, De André sarebbe andato per storie diverse: l’intimismo e la poesia evocativa del Volume 8 avrebbero aperto la strada a Creuza de mä.
Canzoni
Via della povertà – Le passanti – Fila la lana – La ballata dell’amore cieco (o della vanità) – Suzanne – Morire per delle idee – Canzone dell’amore perduto – La città vecchia – Giovanna d’Arco – Delitto di paese – Valzer per un amore
De André ripropose in una veste nuova le canzoni già pubblicate in 45 giri.
Musiche e parole di F. De André, tranne Via della povertà (B. Dylan-F. De André-F. De Gregori), Le passanti (G. Brassens-A. Pol-F. De André), Suzanne e Giovanna d’Arco (L. Cohen-F. De André), Morire per delle idee e Delitto di paese (G. Brassens-F. De André), Valzer per un amore, che Fabrizio scrisse sulla musica di Marinuzzi.
Arrangiamenti e direzione d’orchestra di G.P. Reverberi.
1974 Produttori Associati
Durante la lavorazione di queste canzoni, Fabrizio incontrò una bellissima ragazza bionda, che registrava in uno studio vicino. Un giorno lei avrebbe detto: «In realtà non mi ha mai corteggiata. Era come se ci conoscessimo da sempre».
Volume 8. Le canzoni della svolta metaforica di Fabrizio De André
La cattiva strada – Oceano – Nancy – Le storie di ieri – Giugno ’73 – Dolce luna – Canzone per l’estate – Amico fragile
Musiche e parole di F. De André e F. De Gregori, tranne Nancy, che Faber tradusse da Cohen, Le storie di ieri, del solo De Gregori, Giugno ’73 e Amico fragile, scritte da Fabrizio.
Arrangiamenti e direzione d’orchestra di T. Mimms.
1975 Produttori Associati
Con la collaborazione di De Gregori, Faber diede una sterzata alla sua storia discografica. Un album evocativo, che molto lasciava all’interpretazione di chi ascoltava. Vi soffiava un vento di maledettismo. Le canzoni del solo De André, Giugno ’73 e Amico fragile, erano le più belle, insieme a Nancy, carica di fascino e di mistero.
Rimini
Rimini – Volta la carta – Coda di lupo – Andrea – Tema di Rimini – Avventura a Durango – Sally – Zirichiltaggia (baddu tundu) – Parlando del naufragio della London Valour – Folaghe
Musiche e parole di F. De André e M. Bubola, tranne Avventura a Durango (B. Dylan-J. Levy-F. De André-M. Bubola).
Arrangiamenti di G.P. Reverberi e T. Mimms.
La voce femminile in Volta la carta e Andrea è di D. Ghezzi.
1978 Ricordi
Un disco che evocava la situazione sociale del periodo, la morte delle illusioni e il clima tetro della fine dei Settanta, dominata dalle contrapposizioni violente. Ma i momenti migliori erano quel colpo di vena di Avventura a Durango, capolavoro di traduzione, Andrea, ancora sul tema della guerra e della «diversità», e la storiella trasgressiva di Sally, con l’incantevole e indimenticabile fisarmonica di Mario Battaini. Sul piano stilistico, con queste canzoni, che si allontanavano definitivamente dalle atmosfere francesi degli anni Sessanta, De André puntava sul suono e l’oscurità della parola.
Fabrizio De André in concerto – Arrangiamenti Pfm. Le canzoni di De André incontrano il rock
Bocca di rosa – Andrea – Giugno ’73 – Un giudice – La guerra di Piero – Il pescatore – Zirichiltaggia (baddu tundu) – La canzone di Marinella – Volta la carta – Amico fragile
Fabrizio scrisse la musica del Pescatore con Reverberi e le parole con Franco Zauli.
Registrato dal vivo, come il volume successivo, al Teatro Tenda di Firenze e al Palasport di Bologna il 13, il 14, il 15 e il 16 gennaio 1979.
1979 Ricordi
Fu la volta di questo bellissimo live, che era, con contrasto ossimorico, un 33 di vecchi pezzi nuovi. Non che l’intervento della Pfm alterasse le canzoni di De André, però ne svelava suggestioni nascoste. Tra un anno sarebbe uscito il volume secondo.
Fabrizio De André in concerto – Arrangiamenti Pfm, vol. 2. De André pubblica le canzoni escluse dal primo volume
Avventura a Durango – Presentazione – Sally – Verranno a chiederti del nostro amore – Rimini – Via del Campo – Maria nella bottega d’un falegname – Il testamento di Tito
1980 Ricordi
Fabrizio De André (L’indiano), con le sue canzoni indimenticabili
Quello che non ho – Canto del servo pastore – Fiume Sand Creek – Ave Maria – Hotel Supramonte – Franziska – Se si tagliassero a pezzetti – Verdi pascoli
Musiche e parole di F. De André e M. Bubola, tranne Ave Maria (canto tradizionale sardo rielaborato da un adattamento di Albino Puddu).
Arrangiamenti di M. Harris e O. Prudente.
Le voci in Ave Maria sono di Harris e Fabrizio.
La caccia al cinghiale venne registrata in Gallura nel gennaio 1981.
1981 Ricordi
L’oppressione ai danni degli «indiani» di Sardegna; tra questi, bande che a loro volta opprimevano (stupenda Hotel Supramonte, sul rapimento patito da Fabrizio e Dori): una visione provocatoria, che squarciava la superficie del conformismo e dell’ipocrisia. L’anelito alla fratellanza con il canto sardo Ave Maria. I profumi del Mediterraneo che erano un prologo di Creuza de mä. La bellissima copertina. E poi i gioielli Canto del servo pastore e Fiume Sand Creek.
Un disco indimenticabile.

Creuza de mä. La sterzata etnica di Fabrizio
Creuza de mä – Jamin-a – Sidún – Sinàn Capudàn Pascià – Â pittima – Â duménega – D’ä mæ riva
Musiche e parole di F. De André e M. Pagani.
Arrangiamenti di M. Pagani.
Introduzione a Creuza de mä da Aria per gaida sola (tracia) del gruppo strumentale diretto da Domna Samiou.
1984 Ricordi
Eletto dalla rivista «Musica e dischi» miglior album italiano degli Ottanta, e in generale considerato dalla critica una pietra miliare di quegli anni e dell’intera musica etnica, indicato da David Byrne come uno dei dieci 33 al mondo di world music più importanti del decennio, inserito da «Rolling Stone Italia» al 4º posto tra i cento dischi italiani più belli di sempre, vincitore della Targa Tenco e premiato al Salone internazionale della musica di Milano per la miglior copertina, negli anni Creuza ha ricevuto un consenso critico pressoché unanime, e, sul piano commerciale, si è imposto come un long seller.
In anticipo su Paul Simon e So di Peter Gabriel per la ricerca etnica, Creuza de mä è l’album più internazionale di Fabrizio De André, dove protagonista è il significante, il dialetto della sua Genova, sentito intimamente come lingua del Mediterraneo, amplificato da una quantità di strumenti della tradizione nordafricana, balcanica, araba.
Una sintesi
Fabrizio aveva sempre avuto due esigenze: il contatto con il mondo e il rispetto della specificità dello strumento canzone. La prima era stata evidente dagli esordi fino ai dischi a tema. Con Volume 8 e con Rimini aveva preso il sopravvento la fusione allusiva di parole e musica.
Con Creuza si esaltava la potenzialità evocativa del dialetto, attraverso un uso ardito, antirealistico della lingua. Suggestioni accentuate da una strumentazione universale. Mai come ora Faber aveva puntato sul suono, sui profumi della parola. D’altro canto, il dialetto gli garantiva il legame con la realtà: con le canzoni di Creuza de mä De André era vicino come non mai al mondo degli ultimi, muovendosi dentro i confini di un loro idioma.

Foto di Frans Van Heerden da Pexels.
Le nuvole
Le nuvole – Ottocento – Don Raffae’ – La domenica delle salme – Mégu megún – La nova gelosia – Â çimma – Monti di Mola
Musiche e parole di F. De André e M. Pagani, tranne Don Raffae’ (F. De André-M. Pagani-F. De André-M. Bubola), Mégu megún e  çimma (F. De André-M. Pagani-F. De André-I. Fossati), La nova gelosia (autore ignoto del XVIII secolo).
Gli intermezzi prima e dopo Don Raffae’ erano tratti da Le Stagioni di Čajkovskij, eseguiti da A. Carcano.
Arrangiamenti di M. Pagani e Fabrizio, tranne Le nuvole e Ottocento (S. Conforti e P. Milesi), Don Raffae’ (M. Pagani, F. De André e S. Conforti).
Orchestrazione e direzione d’orchestra di P. Milesi.
1990 Ricordi
Ancora qualche capolavoro con Pagani. In più iniziava la collaborazione con Ivano Fossati e Piero Milesi. Uno dei segni più evidenti della gradualità del passaggio da Creuza de mä ad Anime salve.
Fabrizio De André ancora premiato al Tenco, per l’album e per La domenica delle salme, una delle sue canzoni più belle. Con Paolo Conte, è l’artista con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club.
Anime salve, un concept album che racchiude alcune delle canzoni più rappresentative di Fabrizio De André
Prinçesa – Khorakhané (a forza di essere vento) – Anime salve – Dolcenera – Le acciughe fanno il pallone – Disamistade – Â cúmba – Ho visto Nina volare – Smisurata preghiera
Musiche e parole di F. De André e I. Fossati.
Prinçesa era liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Maurizio Jannelli e Fernanda Farias, Smisurata preghiera da Summa di Maqroll. Il gabbiere di Álvaro Mutis.
In Khorakhané, la traduzione della parte finale in romanés è di G. Bezzecchi.
Arrangiamenti e direzione d’orchestra di P. Milesi, tranne Le acciughe fanno il pallone (arrangiamento di C. De André).
Nell’ottobre del ’97, il disco conquistò la Targa Tenco e Prinçesa venne premiata come canzone dell’anno. In generale, il consenso critico fu vastissimo.
1996 BMG-Ricordi
Wood block, zabumba, shaker, djembé, bongo, conga, mandola, cymbalom, bajàn, mankoseddas, arpa paraguaiana, darbuka, udu, talking drum, caxixi, shanay, berimbau, damigiana, tlapitzalli, bansuri, guarnizione di filo elettrico, gong, tom, nacchere, couscous. Questi solo alcuni degli strumenti utilizzati. Ed era stupefacente come una tale ricchezza musicale andasse di pari passo con quel pudore, quella sobrietà, quella compostezza che rendevano così credibile il disco.
La ricerca del suono e il riconoscersi in un universo più vasto che caratterizzavano Creuza, dove il genovese era a un tempo lingua della propria città e lingua del Mediterraneo, in Anime salve si coloravano non solo di plurilinguismo (italiano, portoghese brasiliano, genovese, romanés), anche di una miriade di strumenti e profumi tirati fuori non più solo dal Mediterraneo ma da ogni angolo del mondo.
Un disco consolatorio
Dalla transessuale brasiliana Prinçesa ai rom di provenienza serbo-montenegrina, in queste canzoni multietniche, il De André più grande di sempre si chinava con pietà sui suoi fratelli lontani, che nel suo racconto trovavano nell’emarginazione e nella solitudine un’occasione di raccoglimento e di salvezza.
Tra il percussionista brasiliano Naco, che suonava di tutto, a cui il disco era dedicato, Sàndor Kuti al cymbalom, Cecilia Chailly con la sua arpa, tra il canto di Fossati in Anime salve e in  cúmba e quello di Dori Ghezzi in Khorakhané, tra gli splendidi arrangiamenti di Milesi, le coriste e una serie infinita di collaboratori di valore, mai come ora Fabrizio si era così nascosto, e mai come ora, con il suo ruolo di guida, la sua presenza era stata così luminosa. Su tutto, la voce, pulita e partecipe, che convogliava a sé le mille e mille suggestioni di questo disco grande e consolatorio.

Appendice
Prima del 33 d’esordio, Fabrizio aveva affidato una prima diffusione dei suoi brani ai 45 giri della Karim. Eccoli. Gli autori non vengono ripetuti. Per quanto riguarda le canzoni non inserite negli album, Fabrizio De André scrisse il primo singolo con Carlo Stanisci e Gianni Lario per il lato A e con Stanisci e Franco Franchi per il lato B, per le parole del Fannullone si avvalse della collaborazione dell’amico Paolo Villaggio e scrisse da solo Per i tuoi larghi occhi e Geordie.
Da ricordare anche Una storia sbagliata, lato A di un singolo dell’80. Il brano parla della morte di Pier Paolo Pasolini.
1961-1963. Le canzoni di Fabrizio De André tra goliardia, tribunali e antimilitarismo
A) Nuvole barocche
B) E fu la notte
Direzione d’orchestra di G.P. Reverberi.
1961 Karim
Fabrizio frequentava, con Villaggio e altri, le notti, la Genova vecchia, l’alcol, le puttane, la ribellione.
Viveva, in un monolocale, con il poeta Riccardo Mannerini, anarchico e semicieco, futuro coautore del Cantico dei drogati.
Tra tutto questo, De André pubblicò queste due canzoni di nessun valore artistico, che però segnarono il suo inizio discografico.
A) La ballata del Miche’
B) La ballata dell’eroe
Direzione d’orchestra di G.P. Reverberi.
1961 Karim
Il primo vero 45: il suicidio, l’omicidio, la guerra, la pietà, l’anarchia.
A) Il fannullone
B) Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers
Arrangiamenti e direzione d’orchestra di G.P. Boneschi.
1963 Karim
Con la collaborazione di Villaggio per la parte letteraria, De André diede alle stampe queste due canzoni, dove, tra le pieghe della goliardia, s’insinuava un convinto antimilitarismo, cavallo di battaglia degli esordi.
Faber, nel ’67, sarebbe comparso come imputato di fronte al Tribunale di Milano per la parola «puttana» (inserita in Carlo Martello), inusuale a quei tempi.
A) Il testamento
B) La ballata del Miche’
Arrangiamenti di G.P. Boneschi.
1963 Karim
Alla riproposizione della storia di Miche’, Fabrizio affiancò, sulla facciata A, questa tarantella, dove i lasciti del moribondo erano un trattato di anticonformismo e un’irrisione dell’ipocrisia. Sul finire del pezzo, la solitudine dell’uomo di fronte alla morte.
1964. La guerra, la morte, l’amore
A) La guerra di Piero
B) La ballata dell’eroe
Arrangiamenti di V. Centanaro (lato A) e G.P. Reverberi (lato B).
1964 Karim
Faber licenziò un singolo concettuale. L’inedita Guerra di Piero, in particolare, sarebbe restata un evergreen e una bandiera del pacifismo nostrano.
Con il mondo della musica preso dalla spensieratezza della recente British invasion, Fabrizio proseguiva nella sua direzione contraria: la guerra e la morte.
A) Valzer per un amore
B) La canzone di Marinella
Direzione d’orchestra di G.P. Reverberi.
1964 Karim
Era bella l’idea di proporre, sul lato A, un pezzo con la musica di Marinuzzi, che pareva girasse sul piatto quando Fabrizio nasceva. Ma era più bella la storia triste di Marinella, la meno deandreiana tra tutte, che avrebbe conquistato un vasto consenso, a partire dall’interpretazione di Mina.
1965. Tra i quartieri vecchi
A) Per i tuoi larghi occhi
B) Fila la lana
Arrangiamenti e direzione d’orchestra di E. Monti.
1965 Karim
A) La città vecchia
B) Delitto di paese
Arrangiamenti di E. Monti.
1965 Karim
Il brano della prima facciata era una delle canzoni tipiche del primo De André, una sorta di manifesto, su una musica saltellante, che sarebbe stato riproposto negli ultimi concerti. La Genova dei caruggi, dove Fabrizio scorgeva l’occasione di comprendere l’altro da sé, quindi se stesso nella sua interezza. Gli alcolizzati, le puttane, i ladri, gli assassini sembravano darsi appuntamento in questa canzone, a disegnare quell’umanità marginale a lui tanto cara.
Il retro era una traduzione da Brassens. Un bellissimo pezzo, che camminava di pari passo con il lato A.

Foto di Marco Bianchetti su Unsplash.
1966
A) La canzone dell’amore perduto
B) La ballata dell’amore cieco (o della vanità)
1966 Karim
La facciata principale presentava una delle canzoni d’amore di De André più applaudite, che sarebbe stata riproposta da Battiato, oltre che da altri. Un brano che mostrava una volta di più che Fabrizio, ben più che un poeta, era un artista di canzone: le parole in sé banali diventavano memorabili appoggiandosi sulla bellissima musica (tratta dal Concerto in Re maggiore per tromba, archi e continuo di Georg Philipp Telemann).
A) Geordie
B) Amore che vieni amore che vai
1966 Karim
Geordie, ricavata da un’antica ballata inglese, era cantata con Maureen Rix. Una delle canzoni di De André più belle di questi anni. L’impotenza dell’uomo davanti all’inesorabilità delle leggi. Un grido d’accusa contro la pena di morte. Una trentina d’anni dopo, Fabrizio avrebbe ripreso il pezzo nel tour ’97-’98. Sarebbe stato arrangiato in modo raffinato e cantato con la figlia Luisa Vittoria.