De André, dopo Creuza de mä, recupera l’ideologia e il carattere polemico del suo canzoniere. In Anime salve più che nelle Nuvole. O almeno così sembrerebbe. Ma andiamo più a fondo.
La spiritualità di Anime salve
Tornano, in questo 33, i diseredati, gli ultimi, gli sconfitti, gli emarginati. Torna chi ha fatto scelte diverse. Chi non si è accodato. Torna la compassione di De André. Ma questo disco sarebbe impensabile senza Creuza de mä e le sue conquiste. Certo, le lingue altre hanno un carattere più ideologico, danno voce agli emarginati, tuttavia, accompagnate da una ricchezza musicale strepitosa e da una strumentazione anche etnica, restano principalmente una questione di stile.
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E ancora. Prima, accennando ai protagonisti del disco, parlavamo degli ultimi, degli sconfitti, che tanta parte occupano nell’opera di De André. Solo che ora gli ultimi non sono ultimi. Sono anime salve.
De André aveva sempre messo in primo piano i derelitti, gli esclusi, gli umiliati, in modo polemico, contrapponendosi alle maggioranze, ai benpensanti, agli ipocriti, ai detentori del potere (leggi a questo proposito I caruggi di Fabrizio De André). Ma gli sconfitti restavano perlopiù sconfitti. Miche’ era sconfitto. Piero era sconfitto. I vecchi alcolizzati della Città vecchia erano sconfitti. I protagonisti di Anime salve, al contrario, trovano nell’emarginazione, nella solitudine, un’occasione di salvezza, di raccoglimento, di lacrime liberatorie. Trovano, in ultima analisi, Dio. Anime salve è un disco intriso di spiritualità. La ricerca del divino aveva caratterizzato questo canzoniere fin dalle origini. Si chiamava Gesù, Preghiera in gennaio, l’album La buona novella. Ma ora è più profonda, meno sbandierata.
La solitudine come occasione salvifica
Dunque questo Lp è sì un ritorno ai vecchi temi, ma questi temi sono rinnovati. Prinçesa, gli zingari di Khorakhané, l’uomo di Le acciughe fanno il pallone non sono pretesti di polemica. E non sono vinti. Sono anime salve.
«Credo che l’uomo per salvarsi», dice De André, «debba sperimentare l’angoscia della solitudine e dell’emarginazione; questo lo aiuta. La solitudine, come scelta o come costrizione, è un aiuto, ti costringe a crescere. Questa è la salvezza.»