I caruggi di Fabrizio De André

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Lo spirito anarchico di De André era spontaneo, maestri e letture piuttosto lo consolidavano, ed era maturato nella prima giovinezza, all’interno della benestante borghesia genovese di cui faceva parte, nella famiglia e in contrapposizione a questa. La divergenza tra le aspirazioni di Fabrizio e quelle dei genitori lo portò a un’opposizione radicale nei confronti dei miti borghesi. Un’opposizione che lo spinse nei caruggi alla ricerca di quell’umanità dolente di puttane e derelitti.

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Le prime canzoni di De André accolgono questi personaggi, che incarnano la sua aristocrazia mentale, per la quale è dovuto lo stesso rispetto a ogni individuo al di là di norme e comportamenti. E allo stesso tempo portano alla ribalta la Genova dei caruggi. Anche da qui quel sapore a un tempo elitario e popolare di queste ballate.

I caruggi non erano il mondo di De André. Erano il segno della sua ribellione:

Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vino

quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino.

Li troverai là col tempo che fa estate e inverno,

a stratracannare, a stramaledir le donne, il tempo ed il governo.

[…]

Se tu penserai e giudicherai da buon borghese

li condannerai a cinquemila anni più le spese.

Ma se capirai, se li cercherai fino in fondo

se non sono gigli son pur sempre figli, vittime di questo mondo.

I caruggi di De André
Caruggi.
Foto di Marco Bianchetti su Unsplash.

De André. Dai caruggi a Creuza de mä

A partire dai dischi tematici, Fabrizio esplora vie diverse. Finché, con Creuza de mä, nel 1984, torna nella sua città, a una Genova ancora più popolare e a un tempo più ideale. Un De André non più goliardico e sempre più consapevole, con Creuza estremizza i presupposti delle canzoni giovanili. Sempre di più non vive la sua Genova in presa diretta ma la sua Genova è materia di canzoni pure.

L’arte del primo Fabrizio guarda a se stessa. A garantire il legame con la realtà c’è l’assumere come base delle canzoni l’ambiente popolare, che però viene piegato a fini schiettamente artistici. Questo Faber lo estremizza proprio con Creuza de mä. Qui la sintonia con il mondo è data dalla materia umile, il dialetto di Genova, da cui però De André, grazie a una strumentazione che abbraccia tutto il Mediterraneo, tira fuori profumi universali.

Un borghese antiborghese

Faber era un borghese che si opponeva alla borghesia. Era nato in un ambiente borghese, ma aveva sviluppato una sensibilità antiborghese, un’insofferenza per quelle regole e quelle maniere. Il suo essere un antiborghese spingeva De André nei caruggi. Ma il suo essere un borghese faceva sì che qui non fosse a casa. In questa contraddizione sta il fascino delle sue canzoni di gioventù. Personaggi e situazioni presi dai caruggi e dalle notti ma trattati dal di fuori.