Francis Ford Coppola. Tre film

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I film di Francis Ford Coppola sono stati fondamentali per la nascita della New Hollywood negli anni Settanta, insieme a quelli di Martin Scorsese, di Woody Allen, di Steven Spielberg, di Stanley Kubrick, di altri.

Regista, sceneggiatore, produttore, Coppola, di origini italiane, nato a Detroit nel ’39, si è mosso tra produzioni povere e opere maestose, sempre sostenuto da uno spirito avanguardista. Ha portato sullo schermo una visione tragica e odori di epoche passate. È stato importante per il rilancio di Marlon Brando nel ’72. È stato premiato agli Oscar, a Cannes, a Venezia e in ogni punto del mondo. Ma ha avuto anche critiche per la sua discontinuità, che però è parte integrante del suo genio. Ai successi universali ha alternato flop, disastri economici, ipoteche di beni personali. Ma quei successi universali lo pongono tra le vette del cinema e del pop novecentesco. Come Billy Wilder e pochi altri, ha vinto l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale e per la migliore sceneggiatura non originale.

Tra i film più belli di Francis Ford Coppola ci sono questi tre. I primi due sono i monumenti indiscussi della sua carriera, insieme alla Conversazione e al Padrino – Parte II. Il terzo, Cotton Club, è un gran bel film che andrebbe rivalutato più di quanto non sia stato fatto.

Il padrino

Nel ’72 uscì Il padrino, presente ai vertici di ogni classifica dei migliori film. Dei suoi tre Oscar, importantissimo fu quello vinto da Marlon Brando. Infatti il premio sancì la rinascita del grande attore. Brando interpretò alla grande don Vito Corleone, emigrato siciliano, capo di una forte famiglia mafiosa di New York.

Il periodo portato sullo schermo è a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta. Protagonisti sono gli intrecci mafiosi, la mentalità patriarcale, la brutalità, i riti malavitosi, antichi pezzi di Sicilia.
Sono protagoniste, prima di tutto, la vecchiaia e la stanchezza di don Vito. Proprio la normalità e l’umanità che Francis Ford Coppola scova dentro la criminalità sono l’aspetto più provocatorio e profondo del film.

Il padrino è un’opera insuperata, fatta di compostezza e di grandiosità, di anticonformismo e di odori arcaici. Il padrino, che a ogni inquadratura è la quintessenza del cinema, supera gli steccati del cinema per accasarsi tra i miti del pop. Questo film è il segno più marcato delle ambizioni universali di Francis Ford Coppola. È un amalgama superbo di amori e preoccupazioni familiari e di istinti sanguinari. È un discorso senza tempo sulla compresenza del bene e del male.

Alla sua uscita il film suscitò emozioni e consensi generali. Gli incassi annientarono quelli di Via col vento. Nel ruolo di Michael, figlio di don Vito e suo successore, il semisconosciuto Al Pacino diventò Al Pacino.

Il padrino è un’opera rivoluzionaria soprattutto per «la scelta “scandalosa”», dice Alberto Rivaroli, «di raccontare una famiglia criminale senza compiacimento né moralismo, come se fosse una famiglia qualsiasi. […] A Hollywood, fino a quel momento, spesso i mafiosi venivano dipinti come gli indiani dei film western: dovevano fare la figura degli animali, perché meglio risaltassero le qualità dei “buoni”. Qui però di eroi ce ne sono ben pochi, tra politici corrotti, traditori e uomini d’affari solo apparentemente rispettabili. E poi questo non è un action movie, ma un dramma cupo che enfatizza le ansie di un vecchio preoccupato per i figli, stanco dell’ostilità yankee verso gli italiani, consapevole che la sua ora sta per scoccare. Anche se il protagonista è un assassino, insomma, tutti possono comprendere e condividere i suoi sentimenti: è questa la vera rivoluzione firmata da Coppola».

Apocalypse Now

Tra i tanti premi e le tante nomination, Apocalypse Now vinse la Palma d’oro a Cannes. In più l’American Film Institute lo inserì nel ’98 tra i cento migliori film statunitensi.

Le riprese, effettuate nelle Filippine, furono problematiche, per un tifone che nel ’76 distrusse i set. Poi Martin Sheen, che interpretava il capitano Willard, ebbe un infarto e si dovette ricorrere per un periodo a una sua controfigura, ripresa di spalle. L’altro attore protagonista era Marlon Brando, nel ruolo del colonnello Kurtz. Oltre a queste difficoltà, ci furono la crisi personale di Coppola, lo sforamento del budget e un’ansia generale.

Guerra del Vietnam. Il capitano Willard è incaricato di uccidere il colonnello Kurtz, un dissidente folle che in Cambogia ha instaurato un dominio personale, che va al di là di ogni regola. Willard si imbatte in tutti gli orrori della guerra. Trova Kurtz, che giustifica le sue crudeltà in nome della patria. I suoi deliri, pronunciati in una penombra irreale, hanno tutto il sapore dell’epica e della follia. Willard lo uccide.

Ispirato a Cuore di tenebra di Conrad, Apocalypse Now, uscito nel ’79, è uno dei film più apprezzati di Francis Ford Coppola. Fece scalpore e si attirò nemici. Le ferite di quella guerra erano ancora fresche.

Tutto concorre al capolavoro. Dall’indagine sul bene e sul male al virtuosismo registico di Coppola. Dalle interpretazioni di tutti gli attori al remix di The End, ultima traccia del primo album dei Doors, che accompagna la scena iniziale del film. Dalla fotografia a ogni dettaglio.

Francis Ford Coppola
Francis Ford Coppola.
Foto di Georges Biard, CC BY-SA 3.0.

Cotton Club

Cotton Club uscì nell’84. Non ebbe grandi riscontri. Ma nel tempo è stato rivalutato. Oggi il film va senz’altro inserito tra le prove più affascinanti di Francis Ford Coppola. La critica che gli viene mossa è lo scarso approfondimento dei personaggi. Ma quest’aspetto può essere visto come il pregio del film. Infatti Cotton Club vuole essere prima di tutto un profumo. Il grande sforzo, anche economico, fu quello di restituire il sentore di un’era.

Coppola portò sugli schermi un’epoca, quella tra gli anni Venti e i Trenta, in cui si affermò la leggenda del Cotton. Lì crebbe il mito di Duke Ellington. Lì passò Louis Armstrong. Quei muri si impregnarono del profumo del jazz, dello swing. Quel locale e quelle strade erano anche il teatro di brutture indicibili. Gangster, sangue, vendette, razzismo. Questo film è l’odore di quelle notti. Questo film è un’atmosfera.

Il grande Tom Waits ha un piccolo ruolo. Richard Gere suona per davvero la cornetta.

Cotton Club è il profumo di un’età mitica del jazz.