Tra i film di Billy Wilder ci sono alcune vette del cinema universale.
Il regista e sceneggiatore austriaco, naturalizzato statunitense, ha attaccato gli istituti hollywoodiani dall’interno, tra un Oscar e l’altro. I suoi personaggi sono infatti lontani dall’omogeneità psicologica che aveva caratterizzato il cinema americano. I travestiti, le finzioni, le diverse personalità dell’uomo imbevono l’opera di Wilder.
Le sue storie coinvolgenti gli garantirono il successo hollywoodiano. Ma sotto quelle storie vivevano cose più profonde, provocazioni, il lato cupo dell’arrivismo e dell’America.
In più il grande regista si muoveva con naturalezza tra i generi. Ed era tra i pochi che sapevano far convivere in modo perfetto divertimento e dramma.
Tra i film che meglio rappresentano l’opera di Billy Wilder ci sono questi tre.
Viale del tramonto. L’altro lato del successo
Viale del tramonto (1950) ottenne undici candidature agli Oscar, vincendone tre. È universalmente riconosciuto un vertice della settima arte.
Norma Desmond (interpretata da Gloria Swanson) è un’ex diva del cinema muto, a cui nessuno dà più fiducia. Così la donna, in là con gli anni, vive di ricordi e di vane speranze. Lo sceneggiatore Joe Gillis (William Holden), pieno di debiti, accetta di dedicarsi a un copione propostogli da Norma, nonostante sia improbabile che nell’ambiente qualcuno sia ancora interessato all’anziana attrice. Lei si innamora di Joe. Che, attratto dalla sua ricchezza, ne diventa il mantenuto. Poi entra in scena la giovane Betty. Betty e Joe cominciano a vedersi spesso, provocando la gelosia dell’ex diva. Quando lui lascia la sua casa, Norma gli spara. Nel giro di poche ore arriva la polizia. In quella situazione, la donna, prima dell’arresto, ormai preda della follia, crede di essere tornata ai fasti di un tempo.
Viale del tramonto è un noir acclamato, tra i film più celebri di Billy Wilder. Porta in scena l’altra faccia della celebrità, il marciume che si nasconde dietro i fasti di Hollywood.

A qualcuno piace caldo. Il divertimento e l’anticonformismo
Era il ’59 quando uscì A qualcuno piace caldo, uno dei film che fecero la gloria di Billy Wilder.
Mancavano poco più di tre anni alla morte di Marilyn Monroe, icona del Novecento. La vita della diva era turbolenta più che mai. Ma in questa commedia Marilyn diede il meglio di sé.
Il film trovò un successo enorme di pubblico. In più ottenne vari premi. Nel tempo si sarebbe affermato come un classico irrinunciabile.
A qualcuno piace caldo è una commedia senza vuoti, che non lascia spazio a un attimo di noia. E che nasconde, sotto il divertimento, l’anticonformismo e la provocazione.
Zucchero (Marilyn Monroe), Joe (Tony Curtis) e Jerry (Jack Lemmon), impegnati in un gruppo jazz al femminile, danno vita a una storia spassosissima, fatta di equivoci e di travestimenti. Una storia che porta a galla desideri omosessuali repressi.
Marilyn Monroe poi si supera, in una delle scene più sensuali del cinema, quando il suo personaggio seduce Joe, che si finge impotente. Una donna che prende l’iniziativa era raro a quei tempi. Marilyn, senza nudo, senza eccessi, guida l’immaginazione dello spettatore, smascherandone le voglie segrete.
L’appartamento. Billy Wilder vince l’Oscar al miglior film
Nel 1960 uscì L’appartamento, un altro dei film più belli di Billy Wilder. I protagonisti sono Jack Lemmon (ancora lui) e Shirley MacLaine. Gli incassi superarono i venti milioni. La critica fu entusiasta. I premi piovvero. Tra questi, su dieci candidature, cinque Oscar, tra cui quelli al miglior film e al miglior regista.
Baxter lavora in una compagnia di assicurazioni a New York. È scapolo. Per attirarsi le simpatie dei dirigenti, gli concede il suo appartamento per le loro scappatelle. Ma poi Baxter si innamora di Fran Kubelik, ascensorista e amante di un dirigente interessato al suo appartamento.
La storia si muove in equilibrio tra comicità e solitudine urbana. La regia di Wilder è al suo vertice. Alcune scene sono nel mito, come quella in cui Baxter si guarda nello specchio rotto. Il bianco e nero contribuisce all’atemporalità del film. Lemmon e MacLaine sono superbi. L’intreccio di commedia e amarezza è perfetto.