A qualcuno piace caldo, il film capolavoro di Billy Wilder, è una delle prove più alte di Marilyn Monroe. Il film dove la sua bravura e la sua sensualità lasciarono tutti a bocca aperta, pubblico e critica.
Nonostante l’attrice in quel periodo vivesse tormenti inauditi, tra cure, alcol, fantasmi del passato, relazioni turbolenti, riuscì a cavare dal fondo della sua disperazione una prova leggendaria. Si è sempre parlato delle sue difficoltà che accompagnarono le riprese, a cominciare dalla sua incapacità di ricordare le battute. Ma sullo schermo tutto questo non si vede.
Certo Marilyn era difficile da gestire, con i suoi capricci, con i suoi ritardi, i suoi farmaci, con le sue inquietudini profonde. Ma anche per questo era Marilyn, una delle icone immortali del Novecento. La morte di Marilyn Monroe avrebbe colpito il mondo, tra circa tre anni. E avrebbe colorato la sua storia di mistero e ipotesi.
Il successo di A qualcuno piace caldo
A qualcuno piace caldo uscì nel marzo del ’59. Fece il pieno ai botteghini. Vinse tre Golden Globe ed ebbe sei nomination agli Oscar. Oggi appare in varie classifiche dei migliori film.
Per certo questa pellicola è un prototipo di commedia. Il suo ritmo è perfetto, si sa. Non c’è spazio per un momento di noia. E poi sotto la brillantezza si nasconde qualcosa di più profondo.
Gli equivoci
La storia si svolge tra Chicago e Miami, nel 1929.
Joe e Jerry, interpretati splendidamente da Tony Curtis e da Jack Lemmon, sono due jazzisti che lavorano occasionalmente. Si trovano a essere testimoni della strage di San Valentino. Ricercati dagli autori della strage, si travestono da donne, diventando Josephine e Daphne, e riescono a partire per Miami con un gruppo jazz al femminile. In treno conoscono Zucchero (Marilyn Monroe), bella cantante, amante dell’alcol, che vorrebbe sposare uno ricco. Una volta a Miami, Joe, nelle pause dalle prove e dagli spettacoli, tolti i panni di Josephine, finge di essere un miliardario per conquistare Zucchero, mentre un miliardario vero si innamora di Daphne (Jerry).
Le provocazioni di A qualcuno piace caldo e il mito di Marilyn Monroe
La genialità del regista sta nel nascondere sotto il divertimento degli equivoci la provocazione. Sta nel portare a galla i desideri nascosti del pubblico, quelli tenuti a freno dal perbenismo. Così Jerry, nei panni di Daphne, scopre che è stato bello ballare con il suo spasimante. La cosa non è di poco conto, visto che siamo nel ’59.
E poi c’è la bellissima scena della notte in cui Zucchero seduce Joe, che si finge impotente. La finta impotenza di Joe spinge la ragazza a usare tutte le sue armi di seduzione. È una scena di una sensualità ineguagliabile. Come è stato detto, è uno spogliarello dove il nudo sarebbe superfluo. Marilyn Monroe qui è ai vertici del suo mito. In quegli anni non era certo comune che una donna svolgesse il ruolo dell’uomo. Billy Wilder e la bravura degli attori mettono davanti allo spettatore uno specchio che riflette i suoi desideri inconfessabili. È un erotismo finissimo, audace e pudico. Non c’è bisogno di nudità o di altre appariscenze. L’erotismo è nella situazione, nei gesti, nei baci, nell’immaginazione dello spettatore. Marilyn non era solo un’icona di modernità e di bellezza. Marilyn era un’attrice superba. Al di là delle sue bizze. E questa scena, ma non solo questa, lo testimoniò appieno.

Il finale
Alla fine le maschere cadono. Joe confessa a Zucchero di non essere il miliardario che lei credeva. Jerry rivela al suo corteggiatore di essere un uomo e non Daphne. Ma l’interesse per quei due musicisti jazz da parte della splendida Zucchero e del ricco corteggiatore resta intatto. Celebre la battuta finale di quest’ultimo: «Beh, nessuno è perfetto». Un finale gonfio di significato.
A qualcuno piace caldo è per certo uno dei capolavori limpidi del cinema. Divertente e acuto. Billy Wilder, con le risate, porta lo spettatore in territori lontani dal perbenismo e dagli stereotipi. È una commedia sensuale. È un film senza vuoti. Ed è la rivelazione definitiva del talento e della leggenda di Marilyn Monroe.