Marcello Domenico Vincenzo Mastroianni nacque nel ’24, il 28 settembre, a Fontana Liri, all’epoca un centro di quattromila anime nella provincia di Terra di lavoro. Dopo quattro anni si trasferì con la famiglia a Torino. In quegli anni di povertà, maturò un altro trasferimento, questa volta nella capitale, dove papà Ottorino riuscì ad aprire una falegnameria. Aveva nove anni Marcello quando mise i piedi a Roma, una Roma ancora lontana dalla Dolce vita.
La passione per la recitazione lo portò sui palchi, negli anni della scuola, per esempio su quello di un oratorio. In più Marcello diventò presto di casa a Cinecittà. In qualche modo riuscì ad apparire come comparsa in varie pellicole.
Cominciò a darsi da fare anche nel mondo del teatro, negli anni dell’università. Cose da niente. Ma le cose da niente sono spesso alla base delle grandi carriere. Marcello Mastroianni inseguiva con tenacia i suoi sogni, che per il momento erano concretizzabili solo nella sua testa.
La gavetta
Finita la guerra, intensificò il suo rapporto con il teatro, in attesa della grande occasione. Sarebbe stata una faccenda lunga, ma Marcello non indietreggiava. Quella era la sua strada, e lui l’aveva riconosciuta. Cominciò ad avere ruoli di qualche rilievo, persino uno a fianco di Giulietta Masina.
Intanto nel ’48 ebbe finalmente una piccola parte nel cinema, nei Miserabili di Riccardo Freda.
Nel mondo del teatro romano cominciò a essere notato, ed entrò, sempre nel ’48, in pianta stabile nella compagnia di Luchino Visconti. Vi sarebbe restato fino alla metà degli anni Cinquanta. Fu una vera scuola per Marcello Mastroianni, tra il rigore di Visconti e gli esempi di attori quali Paolo Stoppa e Vittorio Gassman. Ma Marcello non tralasciava il cinema. Erano anni di duro lavoro e di dura gavetta.
Nell’estate del ’50 sposò Flora, da cui ebbe nel ’51 la prima figlia, Barbara.
Gli anni Cinquanta e l’affermazione di Marcello Mastroianni
Gli anni Cinquanta furono quelli dell’affermazione di Marcello Mastroianni al cinema.
Nel ’54, sul set di Peccato che sia una canaglia di Alessandro Blasetti, il suo destino incrociò quello di Sophia Loren. I due avrebbero formato una delle coppie più celebri della cinematografia italiana. Avrebbero recitato insieme in tanti film, tra cui Ieri, oggi, domani (1963) e Matrimonio all’italiana (1964), con la regia di Vittorio De Sica, e Una giornata particolare (1977), con la regia di Ettore Scola.
Tanti i film negli anni Cinquanta. Tra questi, per citarne alcuni: Le ragazze di piazza di Spagna di Luciano Emmer, Cronache di poveri amanti di Carlo Lizzani, Le notti bianche di Luchino Visconti. Ma soprattutto I soliti ignoti, il capolavoro del ’58 diretto da Mario Monicelli, punto d’inizio e caposaldo della commedia all’italiana, con quell’intreccio di divertimento e di ambientazioni povere dal sapore neorealista.

La fama internazionale
Ma ecco il 1960, quando Mastroianni diventò definitivamente Mastroianni. Federico Fellini scelse lui e Anita Ekberg. Il film di cui parliamo, naturalmente, è La dolce vita, capolavoro indimenticabile del cinema di ogni latitudine. I sapori della mondanità e della giovinezza uniti alla denuncia dei suoi eccessi, la narrazione originale di Fellini, la sua poesia. Marcello qui era ai vertici del suo talento interpretativo, favorito dall’intesa perfetta con il maestro di Rimini. E se si veniva affermando la sua capacità di dar vita a un dongiovanni dalle segrete malinconie, si affermava anche, oltre alla grande professionalità e disponibilità, la sua capacità di spaziare come niente fosse dalla commedia al dramma.
Intesa, quella con Fellini, che portò, tre anni dopo, a un altro capolavoro, 8½, Oscar al miglior film straniero.
Tra i due vertici felliniani, nel 1961, uscì Divorzio all’italiana di Pietro Germi. Per la sua interpretazione, Marcello Mastroianni fu sommerso dai riconoscimenti.
In quell’anno Marcello fu anche tra i protagonisti, con Monica Vitti e Jeanne Moreau, della Notte, capitolo centrale della trilogia esistenziale di Michelangelo Antonioni.
Si consolidò la sua fama all’estero, conquistata l’anno prima con La dolce vita. Ormai Mastroianni era senz’altro uno dei volti più rappresentativi del cinema italiano. Nonostante questo, l’attore di Fontana Liri non si fece travolgere, restando lontano dalla mondanità e dagli eccessi.
Marcello aveva raggiunto la vetta.
Marcello Mastroianni tra palchi, amori e riconoscimenti
Lavorò ancora tantissimo, fino a pochi respiri dalla morte. Spaziò tra vari generi, ricercato da ogni regista, regalando ancora saggi della sua bravura. Periodicamente tornò sui palchi del teatro, suo vecchio amore, mai dimenticato.
Nei primi anni Settanta visse a Parigi, che lo conquistò. Qui ebbe una relazione con Catherine Deneuve, con cui recitò in più film, sia in Francia che in Italia. Da questa relazione nacque, nel ’72, Chiara.
Affascinato dall’atmosfera francese, Marcello, anche dopo la fine del rapporto con la Deneuve e il suo ritorno in Italia, visse lunghi periodi a Parigi.
Quella con Catherine Deneuve fu solo una delle storie d’amore di Mastroianni. L’ultima compagna fu la regista Anna Maria Tatò, che lo diresse nel ’96 in Mi ricordo, sì, io mi ricordo, documentario in cui Marcello si guardò indietro, ripercorrendo le favole del suo passato. Era già malato di tumore al pancreas.
Nonostante le sue storie, Mastroianni non divorziò mai da Flora.
Tra gli innumerevoli riconoscimenti ricevuti negli anni, ricordiamo il Leone d’oro alla carriera del 1990. Glielo consegnò, tra il lungo tributo della platea, l’amico Federico Fellini, vecchio compagno di sogni.
L’ultimo sipario
Il sipario per Marcello si chiuse per l’ultima volta a Napoli, all’inizio di un freddo novembre. L’anno era il ’96. La commedia era Le ultime lune di Furio Bordon, riflessione sulla solitudine e sulla vecchiaia. Un Mastroianni malinconico e commosso, stremato dalla malattia, riempì il Teatro Bracco con le ultime gocce della sua arte. L’applauso finale sembrava non finire. Era chiaro a tutti che quello era l’ultimo saluto.
Marcello volò via quarantotto giorni dopo, a Parigi.
La Fontana di Trevi fu chiusa e listata a lutto.