Biografia di Vittorio Gassman

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Vittorio Gassman nacque a Genova nel settembre del ’22. Era ancora giovanissimo quando con la famiglia si trasferì a Roma, che avrebbe molto amato. Con il suo fisico atletico ottenne buoni risultati nello sport, in particolare nella pallacanestro.

Ma la sua strada era un’altra. Quella strada cominciò a prendere forma nel ’41, quando il ragazzo fu ammesso all’Accademia d’arte drammatica.

Vittorio Gassman e i successi teatrali

Vittorio Gassman era un uomo di teatro tra i più acclamati, negli anni Quaranta. Nessuno immaginava un suo futuro nella gloria cinematografica. La sua cultura, la sua dizione, la sua preparazione erano destinate a un pubblico d’élite. Vittorio riscuoteva applausi e applausi su quei palcoscenici.

Il suo debutto ci fu nel ’43, nella compagnia di Alda Borelli. La consacrazione un paio d’anni dopo, nella compagnia di Luchino Visconti.

Erano ruoli classici quelli che diedero a Gassman il successo. Memorabile la sua interpretazione, nel ’49, di Stanley Kowalski in Un tram che si chiama Desiderio.

In questi anni Gassman era richiesto anche dal cinema, ma il suo prestigio restava legato al teatro.

Nel cinema l’attore genovese interpretava personaggi cattivi e antipatici. Iconico il suo ballo con Silvana Mangano in Riso amaro di De Santis.

Per tutti gli anni Cinquanta era ancora il teatro l’ambiente naturale di Gassman. Che fondò, con Luigi Squarzina, il Teatro d’arte italiano, che confermava sia la sua passione per i classici sia la sua spinta innovativa.

Vittorio Gassman e la commedia all’italiana

Ma la sua fama usciva sempre di più dal mondo del palcoscenico, e fu rafforzata dalla conduzione del Mattatore, programma televisivo del ’59. Quel nome gli sarebbe rimasto addosso. Il mattatore seguiva di un anno I soliti ignoti, film capolavoro di Monicelli.

Nei Soliti ignoti Gassman è uno dei ladri che tentano goffamente il furto al monte dei pegni. Da questo momento l’attore genovese diventò un caposaldo della commedia all’italiana.

Nel ’59 Monicelli lo volle anche nella Grande guerra accanto ad Alberto Sordi.

Gli anni Sessanta e Il sorpasso

Negli anni Sessanta Gassman era definitivamente accasato nel cinema. La sua popolarità cresceva a vista d’occhio. Il grande attore mise a disposizione della commedia la sua preparazione classica, innescando un cortocircuito potente.

I successi, in questo decennio, si susseguivano uno dietro l’altro. Dai Mostri del ’63 di Risi all’Armata Brancaleone del ’66 di Monicelli. Ma soprattutto, nel ’62, Il sorpasso di Dino Risi, vertice della commedia all’italiana. L’interpretazione che il grande attore diede di Bruno Cortona è indimenticabile.

Il clacson della Lancia Aurelia di Bruno, i profumi e gli eccessi del boom economico, quei modelli di felicità, le canzoni dell’epoca, l’estate, i riti collettivi di una società ebbra, gli autogrill, le spiagge affollate, lo stordimento del sole e delle corse senza meta. E poi la morte che ci riporta alla verità. Tutto nel Sorpasso concorre a un esito splendido, dove spensieratezza e tragedia s’intrecciano. Dove i suoni di un’epoca vanno a braccetto con i significati eterni. Gassman ha fatto tante cose, ma la sua faccia resta principalmente legata a Bruno Cortona, alla sua spavalderia e ai suoi sorpassi spericolati.

Vittorio Gassman
Vittorio Gassman e Catherine Spaak in una scena del Sorpasso.

Gli ultimi trent’anni

Il decennio successivo confermò il successo cinematografico di Gassman. Da C’eravamo tanto amati di Ettore Scola a Profumo di donna dell’amico Risi, che lo vide trionfare a Cannes. L’elenco sarebbe lungo.

Ormai l’attore genovese era un’istituzione. Era splendida soprattutto la sua capacità di dividersi tra teatro e cinema, tra successo d’élite e successo di massa, tra enfasi espressiva e slanci di comicità e di autoironia.

A proposito di autoironia, indimenticabili le sue letture nel programma televisivo Tunnel del ’94 (fatte con tono altisonante e teatrale) degli ingredienti dei frollini, della bolletta del telefono, delle analisi cliniche ecc.

A partire dagli anni Ottanta, la presenza di Vittorio nel cinema fu meno incisiva. Erano finiti i suoi anni d’oro, ed erano finiti gli anni d’oro della commedia all’italiana.

La gioventù era un ricordo lontano, e i periodi di depressione dell’attore s’infittirono. Avere a che fare con la vecchiaia non è cosa semplice, quando si è nati per la gioventù.

Gassman non aveva mai abbandonato il teatro, ma in questi anni riprese a frequentarlo con più costanza. L’odore del velluto e del sudore non si dimentica. La nostalgia della giovinezza e delle notti pungeva.

Famose, nei suoi ultimi anni, le letture di Dante.

Vita privata e riconoscimenti

Vittorio Gassman ebbe una vita sentimentale piuttosto movimentata. Tra convivenze, nozze annullate, un divorzio negli Stati Uniti, un figlio nato fuori dal matrimonio, si attirò le perplessità dell’Italia di metà secolo. Tra i suoi quattro figli, i due attori Paola e Alessandro.

Oltre al premio avuto a Cannes per Profumo di donna, Gassman ottenne svariati riconoscimenti, tra David di Donatello, Nastri d’argento e altro, fino al Leone d’oro alla carriera del ’96. Poi i premi teatrali, tra cui il Premio Ubu e il Flaiano alla carriera del ’94.

Vittorio Gassman morì a Roma il 29 giugno del 2000 per un attacco cardiaco, a settantasette anni. Dormiva.