John Travolta e La febbre del sabato sera

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La febbre del sabato sera, film cult del 1977 diretto da John Badham, fu la rivelazione di John Travolta. L’attore impose un personaggio, Tony Manero, che diventò un’icona di quei tempi, e non solo di quelli.

La febbre del sabato sera e il mito di John Travolta

Tony Manero era un ventenne di Brooklyn con la passione della discoteca. Quella passione era comune a molti ragazzi della seconda metà degli anni Settanta. Era l’epoca della disco music. Gloria Gaynor, Donna Summer, gli ABBA di Dancing Queen. Il fine settimana era discoteca. La febbre del sabato sera la celebrava, grazie a un John Travolta all’apice della vena. Le sue movenze e la sua sensualità ebbero un impatto unico nella società di quegli anni.

Il suo personaggio, come è stato notato, ridefinì la mascolinità, dandole tratti più delicati e femminili. La cura per il trucco, gli atteggiamenti, il modo di ballare, gli abiti esagerati, la pettinatura. Il maschio non era più tanto maschio. Quel personaggio influì come pochi nella società giovanile. Quell’influenza sarebbe stata duratura.

L’evasione e il malessere

Il film dava poi nuova linfa alla disco music, grazie alle canzoni originali dei Bee Gees. Stayin’ Alive, How Deep Is Your Love, Night Fever si accasarono nelle orecchie dei ragazzi, nelle discoteche di tutto il mondo, tra i miti giovanili di quell’epoca. Quella colonna sonora ebbe un successo enorme, diventando il 33 più venduto di sempre. Sarebbe dovuto arrivare Michael Jackson nell’82, con Thriller, a spodestare i Bee Gees da quel primato. Al ritmo di quella musica, John Travolta entrò nella leggenda, rafforzata l’anno dopo con il personaggio di Danny di Grease. L’attore seppe infondere a Tony Manero energia e sensualità.

La febbre del sabato sera, a rivederlo oggi, è anche un grumo di nostalgie. Quelle pedane, quelle luci colorate, quelle sfere specchiate, quegli arredi ci riportano all’epoca d’oro della discoteca.

Ma il film non portava sullo schermo solo l’evasione. Vi portava anche la mancanza di prospettive di tanti giovani. Il loro delegare tutto a quelle poche ore sfrenate. La settimana vissuta in funzione di quell’ubriacatura. Poi gli eccessi, le corse in macchina, la New York violenta, gli scontri tra bande rivali. Il film trasudava il malessere di una generazione.

John Travolta prima della Febbre del sabato sera
John Travolta un anno prima della Febbre del sabato sera.

Un’icona degli anni Settanta

In quegli anni stavano accadendo tante cose. La disco music era una di queste.

La disco music era il rifiuto dei conformismi e del mondo adulto. Ma l’opposizione alla società borghese non si manifestava solo su quelle piste da ballo, tra quelle luci lampeggianti. Si manifestava anche con il punk, con la sua rozzezza e con la sua rabbia. Poi c’erano le lotte studentesche, le rivendicazioni femministe e tanto altro. La febbre del sabato sera, se ci ricorda l’epoca fulgida della discoteca, il suo glamour, le sue notti infinite, i fremiti della gioventù, più in generale evoca, dalla prospettiva dell’evasione, una fase di ribellione della nostra storia recente.