La disco music e il punk sono stati i generi più importanti della seconda metà degli anni Settanta, e, sul finire di quello stesso decennio, sono entrati in crisi. In realtà la faccenda non è così semplice. Sia la disco che il punk non sono nati dal nulla, ovviamente. Avevano radici profonde. E non sarebbero spariti, ma avrebbero influenzato gli anni Ottanta.
Comunque sia, la disco music e il punk si sono affermati nell’ultima parte dei Settanta. E hanno spopolato. Si pensi per esempio, da un lato, ai Bee Gees, a Gloria Gaynor, a Donna Summer, a Dancing Queen degli ABBA, e, dall’altro, ai Ramones, ai Clash, ai Sex Pistols. E sia la disco che il punk conservano gli odori e i sapori di quegli anni, esprimono lo spirito di quei tempi.
Eppure sono due generi opposti, due modi di concepire la musica che non hanno niente a che fare l’uno con l’altro.

La disco music e la ribellione
Ma forse, in fondo in fondo, tanto diversi non sono.
Certo, la disco esprimeva voglia di vivere, esuberanza, spirito di aggregazione. Dal canto suo, il punk, con le sue musiche grezze ed essenziali, tutto era fuorché qualcosa di ballabile. Il punk era rabbia, avversione, protesta incondizionata. Il punk rock si scagliava contro tutto, anche contro la disco music. Era la punta di un malcontento profondo, quello delle periferie senza speranza e senza futuro.
Con tutto ciò anche la discoteca, con le sue notti assordanti, manifestava un desiderio di ribellione.
La società delle convenzioni, delle ipocrisie borghesi, del perbenismo, nella seconda parte dei Settanta, generava il massimo del malcontento e della disillusione. E sia la disco music che il punk erano una ribellione e una rivendicazione di diversità.
Dice Andrea Angeli Bufalini: «In una sezione del libro abbiamo inserito un box denominato I diversi siamo noi: disco e punk. Lontani anni luce musicalmente, ma entrambi politicamente scorretti, erano una sorta di Giano Bifronte sonoro: luccicante e glamour il primo, sudicio e scalcagnato il secondo, disco e punk costituivano due nette cesure con il passato. Una rivoluzione culturale e sociopolitica, osteggiata dal perbenismo e dall’establishment, ma vissuta con convinzione e fervore dalla gente, che non ha eguali nella storia della musica».