I Will Survive di Gloria Gaynor

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Diciamolo. I Will Survive di Gloria Gaynor è una delle canzoni più belle degli anni Settanta. Fu da subito un emblema della disco music, che era l’ultimo approdo della musica black.

La disco era un genere che faceva arrabbiare i sacerdoti del rock. Un genere che però portava nell’evasione della discoteca quella freschezza e quel ribellismo che il rock stava perdendo. Infatti il progressive e gli assoli perfetti stavano minando alle basi la musica di Chuck Berry, che era nata come ribellione selvaggia.

Fu in quel contesto che mise le radici il punk, un genere che tornava alle origini. I Sex Pistols e i Ramones portavano sul palco energia e rozzezza. Quella violenza sonora e quella semplicità musicale pescavano agli albori del rock. Erano una bomba lanciata contro il perbenismo. Erano la reazione arrabbiata delle periferie. In una parola erano il rock.

Il punk era uno dei due generi più importanti della seconda metà degli anni Settanta. L’altro era proprio la disco music, di cui I Will Survive di Gloria Gaynor fu una vetta.

La disco era l’opposto del punk. Ma questi due generi, nelle loro diversità, si davano la mano. Entrambi coinvolgevano masse di giovani, quelli sporchi e arrabbiati delle periferie e quelli glam delle discoteche. Sia il punk che la disco erano una protesta. Erano una bandiera di diversità alzata in faccia al potere e al conformismo. Erano un mondo giovane.

Gloria Gaynor, la cantante di I Will Survive
Gloria Gaynor nel 2012.
Foto di Thomas Rodenbucher, CC BY 2.0.

Un simbolo delle minoranze

I Will Survive uscì nel ’78, garantendo l’immortalità a Gloria Gaynor.

Il testo racconta di una donna che, dopo essere stata lasciata, si rifiuta di tornare con lui, convinta di potercela fare da sola. Il brano diventò una bandiera delle donne e della loro aspirazione all’indipendenza. Metteva in musica il coraggio e la voglia di farcela, contro il maschilismo e l’arroganza. Diventò anche un simbolo degli afroamericani e dei gay, che si riconoscevano in quelle parole di fierezza. Con I Will Survive l’impegno entrava tra quei battiti da discoteca, tra le luci stroboscopiche, in quelle notti luccicanti. In generale, se erano destinati al divertimento e al glamour, i ritmi e la musica lussuosa della disco erano anche la rivendicazione delle minoranze. In fondo la disco, tanto vituperata dai sacerdoti del rock, riprendeva il ribellismo del rock stesso e lo trapiantava nel clima di evasione delle discoteche.

Discoteca
La palla da discoteca.
Foto di NEOSiAM 2021 su Pexels.

I Will Survive e Gloria Gaynor

I Will Survive fu scritta da Dino Fekaris e da Freddie Perren. Entrambi avevano lavorato nella mitica Motown. Il primo fu licenziato dopo sette anni, e si ritrovò a dover affrontare una situazione difficile. Fu in quel periodo che scrisse le parole di questo brano. Così, dietro la storia della donna che se la deve cavare da sola dopo essere stata lasciata, ci sono la sua storia e il suo momento buio. Anche Freddie Perren aveva lasciato la Motown e si trovava a dover dare un nuovo inizio alla sua carriera.

Quando i due proposero a Gloria Gaynor di cantare I Will Survive, la cantante aveva subito una lesione spinale. Era rimasta quasi paralizzata alle gambe. Dopo un’operazione e una lunga terapia, aveva recuperato l’uso parziale delle gambe. Arrivò in studio su una sedia a rotelle.

Insomma I Will Survive fu il frutto di destini amari e di desideri di rinascita. Per questo la storia della donna che lotta per farcela risultò credibile. Gloria Gaynor diede verità e vigore alla canzone.

E il fatto che un brano che trasuda di ballo e di movimento sia stato interpretato da una donna che non poteva ballare ci dice molto, a ben vedere. Perché a volte le cose le conosci meglio se le vivi dentro di te che se le sperimenti in concreto.