Christa Päffgen, in arte Nico, è una delle voci più belle della storia del rock. Il suo canto distaccato, gelido, profondo, carico di spleen, ha fatto le fortune del rock decadente.
Christa Päffgen è stata decisiva per la bellezza di The Velvet Underground & Nico (1967), l’album d’esordio dei Velvet Underground. Andy Warhol volle affiancare a tutti costi la cantante tedesca al gruppo. Ci aveva visto bene. La sua voce diede quel tocco in più, fondamentale per lo splendore senza tempo del 33. Questo disco, il capolavoro della band e un vertice indiscusso dello spirito alternativo del Novecento, deve le sue fortune anche alla bellissima bionda tedesca. L’anima mitteleuropea di Christa e il rock depravato dei Velvet, incontrandosi, sprigionarono un cortocircuito potentissimo, i cui effetti sono rintracciabili ancora oggi.

Foto di Ky da Flickr, CC BY 2.0.
Le tenebre di Christa Päffgen
Negli album della Christa solista il decadentismo gelido della sua voce mutò in vero e proprio ghiaccio. Tra questi album spiccano The Marble Index del ’68 e Desertshore del ’70, prodotto dall’ex Velvet John Cale. Ora il mondo cantato da Nico è sepolcrale, buio, privo di ogni speranza. Una rassegnazione tenebrosa e malata esce da quei solchi e mette le basi di tutto il rock lugubre. Da Siouxsie Sioux ai Cure, all’inizio degli anni Ottanta, in tanti furono debitori delle malattie di Christa Päffgen. La solennità infernale della Nico solista è nelle sue cantilene angosciose, nei lamenti del suo armonium, e in ogni tassello di quei capolavori alternativi.
Non sono molti gli artisti che sono andati per la propria strada con la stessa schiettezza di Christa Päffgen, indifferenti del tutto alla fruibilità dei propri lavori. Nico è stata una campionessa di elitarismo.