Il funeral doom metal dei Bell Witch

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Era il 2017 quando i Bell Witch partorirono il loro capolavoro. Mirror Reaper era un album sorprendente. Un vertice del funeral doom metal. I consensi critici non si fecero attendere. Anche la diffusione del 33 andò ben oltre i confini del genere di nicchia. L’Lp includeva un solo brano, che durava oltre ottanta minuti. Il basso e la batteria la facevano da padrone. Mirror Reaper era un funerale, un bellissimo funerale. Ma il buio lugubre era screziato da una dolce malinconia, da momenti ispiratissimi di nostalgia.

Il tema iniziale è da brividi. È come un intreccio di rintocchi a morto e di slanci nostalgici. Quel tema, che ritorna più volte, impregna il brano di una poesia rara e chiarisce subito il ruolo di prim’ordine del basso di Desmond. È un inizio assorto che precede l’imminente esplosione di distorsioni.

Il canto inquietante sembra giungere dall’aldilà. E giunge dall’aldilà quando entra in scena la voce di Adrian Guerra, storico batterista dei Bell Witch. Guerra era morto quando Mirror Reaper era ancora in germe. Desmond decise di utilizzare alcune sue registrazioni scartate dall’Lp precedente. Fu un’intuizione potente. Era come dare concretezza a quell’intreccio di vita e morte che fa la bellezza di questo 33.

Mirror Reaper è solenne e flebile, odora di liturgia funebre e di mistero. Ed è colmo di malinconie struggenti.

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I Bell Witch, icone del funeral doom metal
I Bell Witch nel 2018. Foto di Grywnn, CC BY-SA 4.0.

I Bell Witch, la poesia del funeral doom metal

La storia dei Bell Witch iniziò nel 2010, a Seattle, dall’unione di Dylan Desmond e Adrian Guerra. Bassista il primo, batterista il secondo. Entrambi cantanti.

La prima pubblicazione ci fu nel 2011, l’omonimo demo. Due brani, per mezz’ora di cupezze. Si delineava così uno stile unico, in bilico tra mondo e oltremondo. Marce funebri e malinconie, violenze sonore e riposi poetici, lentezze suggestive e gorghi di struggimento. L’assenza di chitarre elettriche era un altro tratto di originalità del duo.

Le liturgie cupe, le bellezze malinconiche, le esplosioni devastanti, il terrore degli abissi trovarono conferma e compimento nel primo Lp, Longing, del 2012, e nel secondo, Four Phantoms, del 2015.

In questo periodo Guerra cadde nei baratri dell’alcol. Lo sostituì alla batteria Jesse Shreibman.

Dopo la morte dello storico batterista e l’uscita del capolavoro Mirror Reaper, i Bell Witch iniziarono la ricerca di nuove strade. Il tempo ci dirà il resto. Certo non è semplice proseguire dopo simili vertici.

Con i Bell With il funeral doom metal ha toccato le sue più alte vette di poesia.