Tre canzoni di Prince

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Prince (1958 – 2016) è stato negli anni Ottanta uno degli artisti di maggior successo. Secondo molti il più diretto concorrente di Michael Jackson. Più sporco e trasgressivo rispetto al Re del pop.

Il Folletto ha saputo accordare l’identità black con stimoli provenienti da diverse culture. La sua musica è davvero globale, pur restando essenzialmente nera. I suoi brani spaziano dal soul al rock, dal funk alla psichedelia, dalla depravazione al pop.

Di seguito tre delle canzoni più iconiche di Prince.

Dirty Mind. La svolta trasgressiva di Prince

Dirty Mind è il terzo Lp del Folletto. Uscì nell’autunno dell’80. Un decennio che si apprestava a fare del pop il suo indirizzo vincente. Certo, c’erano la new wave, in particolare il dark, con le sue tinte oscure e affascinanti, e un panorama nel complesso variegato. Ma la musica dominante del decennio sarebbe stato il pop. La spensieratezza. I colori. Prince andava in direzione contraria. Dopo l’album omonimo del ’79, ancora molto commerciale, invertì la rotta.

Dirty Mind è un disco inquieto e malato. Per le atmosfere, dove lo spirito black interagisce con la new wave dei bianchi. Per i testi, imbevuti di inquietudini e di depravazioni. Depravazioni che sono uno stordimento con cui addormentare quelle inquietudini. Canzoni che parlano di rapporti sessuali perversi, incestuosi. In quest’album si respira un odore di chiuso, un’atmosfera opprimente. Il brano omonimo che lo apre ci introduce in queste stanze cupe, con il suo erotismo perverso. Certo Dirty Mind è una di quelle canzoni di Prince che non puoi dimenticare.

Prince
Prince.

Purple Rain. In cima alle classifiche

Il quinto album di Prince, Purple Rain, uscì nell’estate dell’84. Il brano omonimo sarebbe restato tra i più rappresentativi dell’artista di Minneapolis. Fu un successo stratosferico. Il 33 restò oltre venti settimane al vertice delle classifiche americane. Meglio aveva fatto solo Thriller di Michael Jackson.

In quell’estate si era in piena seconda British invasion, capeggiata dai Duran Duran. Il 4 giugno uscì Born in the U.S.A. di Bruce Springsteen, un successo commerciale strepitoso. In più mancava poco all’uscita di Like a Virgin di Madonna, un fenomeno popolare con pochi precedenti. In mezzo a tutto questo si inseriva il successo di Purple Rain, che era anche il punto più alto dell’omonimo film. Prince svettò, oltre che nelle classifiche degli album e dei singoli, anche in quelle dei film. L’artista di Minneapolis fu subissato dai riconoscimenti, tra cui l’Oscar alla miglior colonna sonora.

Purple Rain amalgama la vena provocatoria con l’orecchiabilità. Ma anche l’identità nera con la cultura bianca. Ed è questo uno dei motivi dell’affermazione planetaria di questo disco, di cui il brano Purple Rain è una delle punte. Un lavoro in cui la chitarra prese alle tastiere il ruolo del protagonista.

Prince
Murale che raffigura Prince.

Kiss. Una delle canzoni più famose di Prince

Kiss è la canzone più celebre dell’album Parade dell’86. Ed è un altro 45 che scalò le classifiche. Ebbe molti consensi anche dalla critica. Kiss è un brano sensuale. Il funk la fa da padrone. L’essenzialità anche. Certamente una delle canzoni simbolo di Prince e degli anni Ottanta, accompagnata da un video che spopolò.

Un brano che entrò nella cultura popolare di quegli anni. Famosa la versione stonata che ne fece Julia Roberts in Pretty Woman mentre era immersa nella vasca da bagno.