Cinque tra le canzoni più belle di Vasco Rossi

Al momento stai visualizzando Cinque tra le canzoni più belle di Vasco Rossi

Vasco Rossi, all’inizio degli anni Ottanta, ha raccolto con le sue canzoni sacche di malcontento. Una fetta di gioventù che faticava a riconoscersi nei miti del decennio ha trovato nell’artista di Zocca una voce fraterna, inquieta, nichilista, ribelle, allergica ai diktat delle maggioranze e del mondo adulto.

Poi con gli anni Vasco ha sempre più annacquato la sua proposta musicale. Il suo rock si è allontanato dalla ribellione genuina dei primi dischi, cedendo via via il passo alla maniera. Ma proprio questo gli ha permesso di riempire gli stadi. In effetti, se è vero che in Italia i capolavori rock, da Siberia dei Diaframma a Linea gotica dei CSI, sono sempre stati un fatto alternativo, è anche vero che il rocker emiliano ha fatto arrivare qualche sapore rock alle masse.

Queste sono cinque tra le canzoni più belle di Vasco Rossi.

Albachiara

Albachiara (1979) è una specie di programma nel canzoniere di Vasco. Per due motivi.

Il primo. Lo stile cantautorale della prima parte della canzone cede il posto al rock della seconda parte. In effetti Vasco ha una formazione cantautorale. Ed ha un’inclinazione rock. La scrittura da cantautore e la musica e l’atteggiamento ribelli da rocker caratterizzano tutta la sua carriera.

Il secondo motivo. La ragazza di Albachiara è presa tra l’innocenza e la malizia. E molte donne nelle canzoni di Vasco sono colte tra l’innocenza e la malizia. Tra la freschezza e i «pensieri strani».

Respiri piano

per non far rumore

ti addormenti di sera

e ti risvegli col sole

sei chiara come un’alba

sei fresca come l’aria!

[…]

E qualche volta

fai pensieri strani

con una mano…

…una mano ti sfiori

tu sola dentro la stanza…

e tutto il mondo fuori!

Colpa d’Alfredo

Colpa d’Alfredo (1980) è uno dei piccoli capolavori giovanili di Vasco. Non racconta niente. Eppure racconta molto. Racconta una di quelle storie rock di gioventù. Lui che vuole portarsi a letto lei, che però va a casa con l’altro. Linguaggio volgare (lei è la troia) e razzista (l’altro è il negro). Tutto è provocazione.

Ho perso un’altra occasione buona stasera…

è andata a casa con il negro, la troia!

Mi son distratto un attimo…

colpa d’Alfredo!

Che con i suoi discorsi seri e inopportuni

mi fa sciupare tutte le occasioni…

Vasco Rossi
Vasco Rossi.
Foto di Noiz25, CC BY-SA 4.0.

Siamo solo noi

Siamo solo noi

che andiamo a letto la mattina presto

e ci svegliamo con il mal di testa…

Siamo solo noi

che non abbiamo vita regolare,

che non ci sappiamo limitare.

Siamo solo noi

che non abbiamo più rispetto per niente,

neanche per la mente.

Siamo solo noi

«quelli che poi muoiono presto»,

quelli che però è lo stesso.

Siamo solo noi (1981), con un grande Claudio Golinelli al basso, è un manifesto. È ribellione.

In una società che cominciava a sprofondare nella plastica, nelle televisioni, nell’ottimismo degli anni Ottanta, Vasco e i suoi fan (ancora non molti) si ribellavano. Loro andavano a letto la mattina presto, avevano mal di testa, facevano colazione con un toast. «Tra demonio e santità» era lo stesso.

Questa canzone è rock, protesta, anticonformismo, vomito. È un Vasco Rossi sincero e nichilista.

Canzone

È nell’aria ancora il tuo profumo

dolce, caldo, morbido

come questa sera

mentre tu

mentre tu

non ci sei più.

Canzone è per certo una delle più belle canzoni di Vasco Rossi. Pubblicata nell’82 nell’album Vado al massimo, è lontana dalla maniera degli anni a venire. Il sentimento è ancora vivo, non mortificato dalla tecnica e dall’abitudine.

Canzone è un pezzo indimenticabile sulla nostalgia, sul tempo che passa, sul brivido della vita. Cantata in coro, accendini in mano, nel buio di mille concerti, si è poi caricata di mille significati e di mille emozioni. Vasco appeso all’asta del microfono, perso tra le sue nostalgie, ha sempre dato verità a questo brano.

Ispirata dall’assenza del padre, morto da poco, Canzone si è verso dopo verso trasformata, per pudore, nella fine di una storia d’amore.

I versi «E intanto i giorni passano / ed i ricordi sbiadiscono / e le abitudini cambiano» sono da brividi.

Maurizio Solieri è l’autore di quella musica malinconica.

Sally

Sally, pubblicata nell’album Nessun pericolo… per te del ’96, è uno dei viaggi esistenziali più noti di Vasco. Ed è una delle sue canzoni più riuscite degli anni Novanta. Il rocker di Zocca aveva perso la freschezza degli esordi, ma non era ancora l’imitazione di se stesso. In Sally la spontaneità e la maniera sembrano trovare un equilibrio poche volte raggiunto nel canzoniere.

Sally è una donna persa tra i suoi dubbi esistenziali. Tra i suoi errori e le sue sofferenze. Tra ciò che sarebbe potuto essere e ciò che è stato. Sally è Vasco Rossi.

Ma i rimpianti alla fine cedono il posto a versi come questi:

Ed un pensiero le passa per la testa,

forse la vita non è stata tutta persa,

forse qualcosa si è salvato,

forse davvero non è stato poi tutto sbagliato!

Forse era giusto così!

Forse, ma forse, ma sì!