Era una sera romana di fine anni Sessanta. Una sera di sogni e di gioventù. I due ragazzi erano usciti contro il volere delle famiglie. Si sa, gli adulti hanno sempre degli ostacoli da piazzare sulle strade della gioventù. Per Claudia era la prima esperienza sessuale. Così le sue gambe erano tese. Così le immaginò Antonello Venditti nella sua Notte prima degli esami. L’indomani c’era la maturità, una di quelle robe che non dimentichi. La canzone è stata scelta da Brizzi come clou musicale del suo film del 2006, Notte prima degli esami, appunto. I quattro ragazzi che nella canzone di Venditti avevano chitarre e un pianoforte sulla spalla erano De Gregori, Lo Cascio, Bassignano e lo stesso Venditti. Giravano per la notte di Roma. Erano pieni di sogni. La giovinezza è una roba che ti scombussola. I quattro erano usciti dal Folkstudio, dove suonavano sempre insieme.
Il Folkstudio, una cantina nel cuore di Roma
Il Folkstudio era una topaia nel cuore di Trastevere. I suoi odori non erano gradevoli, si racconta. Un ambiente umido e squallido, di quelli da consegnare alle storie romantiche e ai ricordi esagerati. Uno sgabuzzino con qualche bottiglia lo chiamavano bar. Nella stanza delle esibizioni c’era una pedana di pochi centimetri. Lì sopra passò la futura scuola romana. Lì sopra si esibivano in tanti, per poche decine di avventori. Fu su quella pedana che nei primi anni Settanta Rino Gaetano si fece conoscere ai nottambuli di Trastevere. Poi spiccò il volo, si sa.
Nel 1962 Suze Rotolo si trovava in Italia per motivi di studio. Suze era una ragazza di New York. Il suo ragazzo stava lì lì per emergere nel mondo della musica. Il suo primo Lp aveva già venduto qualcosina. Ma Robert, questo il suo nome, sentiva la mancanza di Suze. Così all’inizio del ’63 lasciò New York e arrivò in Italia. Una sera fredda di quel gennaio entrò nel Folkstudio. C’è chi giura fosse il 5. C’è da immaginare che il giovane mandò giù un whisky, forse due. Poi si esibì su quella pedana. Quando di lì a pochi mesi uscì il secondo Lp di Robert, in arte Bob Dylan, la ragazza che sulla memorabile copertina passeggiava abbracciata al cantautore era proprio Suze. C’è però chi dice che il futuro Nobel non sia mai entrato nel Folkstudio. Ma poco importa. Tutto contribuisce alla leggenda.

Un’isola di libertà
La storia del Folkstudio iniziò nel 1960. Via Garibaldi 58. Questo l’indirizzo trasteverino di quella cantina. Il pittore e musicista Harold Bradley l’aveva trasformata da laboratorio privato a club, dove chi passava suonava. Lo stesso Bradley vi si esibiva. Nel ’67 il timone del locale passò a Giancarlo Cesaroni. Nel tempo il suo indirizzo cambiò più di una volta. Il club chiuse nel ’98.
Lì dentro si suonava jazz, blues, gospel. Lì dentro si respirava l’aria del mondo e il sudore dell’Africa. E naturalmente si suonava la canzone d’autore. Su quel palco, se palco lo vogliamo chiamare, passarono in tanti. La loro nostalgia del Folkstudio è la nostalgia dell’anonimato, di quelle serate di gioventù quando il successo ha i profumi del futuro.