Le poesie di Wisława Szymborska

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Wisława Szymborska è una delle poetesse più acclamate dei nostri tempi, con punte di culto. Le poesie di Wisława Szymborska hanno conquistato sia la critica che un pubblico più ampio. Cosa rara per la poesia, che di solito è destinata alle élite. Alcuni libri della poetessa polacca hanno venduto come bestseller. Alla popolarità della Szymborska ha contribuito anche il Nobel per la letteratura assegnatole nel ’96.

La bellezza di questa poesia viene dalla sua colloquialità mai banale. Dai grandi significati scovati tra le pieghe trite della quotidianità. È una poesia, quella della Szymborska, dove l’altezza ci si spalanca improvvisa, tra gli oggetti di una stanza, in una situazione qualunque. I grandi significati si affacciano inattesi, quasi distratti, come per caso.

Le poesie di Wisława Szymborska tra colloquialità e cose alte

Lo stile colloquiale della Szymborska è però sorvegliatissimo. La poetessa si ferma sempre un attimo prima di cadere. E la capacità di scelta della parola è notevolissima. Quella colloquialità è inoltre spesso corretta dall’ironia. In più alla libertà metrica sottostà una musica sottile.

Una poesia che permette così alle cose alte di essere vive, sottraendole alla pretenziosità, facendole emergere con naturalezza dal basso e dal linguaggio comune.

Quella quotidianità per esempio ci rende familiare la morte. Si prenda Vestiario, con quel contrasto tra la futilità dei vestiti e la vastità della morte, tra il nostro aggrapparci alle cose e l’ineluttabilità della fine:

Ti togli, ci togliamo, vi togliete

cappotti, giacche, gilè, camicette

di lana, di cotone, di terital,

gonne, calzoni, calze, biancheria,

posando, appendendo, gettando su

schienali di sedie, ante di paraventi;

per adesso, dice il medico, nulla di serio,

si rivesta, riposi, faccia un viaggio,

prenda nel caso, dopo pranzo, la sera,

torni fra tre mesi, sei, un anno,

vedi, e tu pensavi, e noi temevamo,

e voi supponevate, e lui sospettava;

è già ora di allacciare con mani ancora tremanti

stringhe, automatici, cerniere, fibbie,

cinture, bottoni, cravatte, colletti

e da maniche, borsette, tasche, tirar fuori

– sgualcita, a pois, a righe, a fiori, a scacchi – la sciarpa

riutilizzabile per protratta scadenza.

Un’arte che riesce a renderci familiari anche i destini lontani. Come nella Prima fotografia di Hitler, dove l’infanzia di Hitler, così riconoscibile, così vicina a quella di tutti noi, ci fa toccare con mano il male e la follia.

Wisława Szymborska
Wisława Szymborska.
Foto di Michał Kobyliński, CC BY-SA 2.5.

Una resistenza contro la superficialità del mondo

Un obiettivo polemico delle poesie di Wisława Szymborska è la superficialità del nostro mondo. L’apparenza che uccide l’umanità e la fantasia. Sono tanti gli esempi possibili in questo senso. Vale per tutti la celeberrima e splendida Scrivere il curriculum:

Cos’è necessario?

È necessario scrivere una domanda,

e alla domanda allegare il curriculum.

A prescindere da quanto si è vissuto

il curriculum dovrebbe essere breve.

È d’obbligo concisione e selezione dei fatti.

Cambiare paesaggi in indirizzi

e ricordi incerti in date fisse.

Di tutti gli amori basta quello coniugale,

e dei bambini solo quelli nati.

Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.

I viaggi solo se all’estero.

L’appartenenza a un che, ma senza perché.

Onorificenze senza motivazione.

Scrivi come se non parlassi mai con te stesso

e ti evitassi.

Sorvola su cani, gatti e uccelli,

cianfrusaglie del passato, amici e sogni.

Meglio il prezzo che il valore

e il titolo che il contenuto.

Meglio il numero di scarpa, che non dove va

colui per cui ti scambiano.

Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto.

È la sua forma che conta, non ciò che sente.

Cosa si sente?

Il fragore delle macchine che tritano la carta.

Ma ciò che di più incanta delle poesie di Wisława Szymborska è questo. La quotidianità, se è il lasciapassare delle sue inquietudini e delle questioni esistenziali, è a un tempo il rifugio dalle brutture del mondo. La poetessa polacca ritrova nelle piccole cose che la circondano un suo mondo familiare e protettivo. Una quotidianità che quasi sentiamo nella sua concretezza e nei suoi scricchiolii.