Frasi di Blaise Pascal

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Una scelta di frasi di Blaise Pascal, tratte dai Pensieri (1670). I Pensieri sono abbozzi di un’opera incompiuta. Ma proprio la frammentarietà li rende folgoranti, densi, moderni. Vi risaltano la miseria e la grandezza dell’uomo, e la fede viva di Pascal.

Frasi di Blaise Pascal

L’uomo non è che una canna, la più debole della natura; ma è una canna pensante. Non c’è bisogno che tutto l’universo s’armi per schiacciarlo: un vapore, una goccia d’acqua basta a ucciderlo. Ma, anche se l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe ancora più nobile di chi lo uccide, perché sa di morire e conosce la superiorità dell’universo su di lui; l’universo invece non ne sa niente.

Tutta la nostra dignità consiste dunque nel pensiero. È con questo che dobbiamo nobilitarci e non già con lo spazio e il tempo che potremmo riempire. Studiamoci dunque di pensar bene: questo è il principio della morale.

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La grandezza dell’uomo è così evidente che si deduce anche dalla sua miseria. Infatti ciò che è natura negli animali lo chiamiamo miseria nell’uomo; dal che deduciamo che essendo oggi la sua natura simile a quella degli animali egli è decaduto da una migliore natura che un tempo gli era propria.

Che cos’è in fondo l’uomo nella natura? Un nulla rispetto all’infinito, un tutto rispetto al nulla, un qualcosa di mezzo tra il niente e il tutto. Infinitamente lontano dall’abbracciare gli estremi, la fine delle cose e il loro principio gli sono invincibilmente nascosti in un impenetrabile segreto, ed egli è ugualmente incapace di vedere il nulla da cui è stato tratto e l’infinito dal quale è inghiottito.

Blaise Pascal
Blaise Pascal.

Non c’è bisogno d’un’anima molto elevata per capire che quaggiù non esiste alcuna soddisfazione vera e duratura, che tutti i nostri piaceri sono soltanto vanità, che i nostri mali sono infiniti e che infine la morte, la quale ci minaccia a ogni momento, ci metterà in pochi anni nell’orribile necessità d’essere eternamente o annientati o infelici.

Non c’è nulla di più reale e di più terribile di questo. Facciamo gli smargiassi finché vogliamo: ecco la fine riservata alla più bella vita del mondo. Rifletteteci un poco e ditemi se non è indubitabile che non c’è altro bene in questa vita al di fuori della speranza d’un’altra vita, che non siamo felici se non a misura che ci avviciniamo ad essa […].

Immaginate un gran numero di uomini in catene, e tutti condannati a morte; ogni giorno alcuni sono sgozzati sotto gli occhi degli altri; quelli che restano vedono la propria condizione in quella dei loro simili e, guardandosi tra loro con dolore e senza speranza, attendono il loro turno. Questa è l’immagine della condizione degli uomini.

Gli atei devono dire delle cose perfettamente chiare; orbene, non è perfettamente chiaro che l’anima sia materiale.

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Quali ragioni hanno per affermare che non si può risorgere? Che cosa è più difficile, nascere o risorgere? Che esista ciò che non è mai esistito oppure che continui ad esistere ciò che esiste? È più difficile venire all’esistenza che il ritornarvi? L’abitudine ci presenta facile la prima cosa, la mancanza di abitudine ci rende impossibile l’altra: è un modo volgare di giudicare!

La fede dice quel che i sensi non dicono, ma non il contrario di quel che i sensi vedono. È al di sopra e non contro.

L’ultimo passo della ragione è riconoscere che c’è un’infinità di cose che la sorpassano; essa è debole se non arriva a conoscere questo.

Se le cose naturali la sorpassano, che dire delle cose soprannaturali?

Ci sono due categorie di uomini: i giusti che si credono peccatori, e i peccatori che si credono giusti.