Blaise Pascal. I Pensieri

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I Pensieri di Blaise Pascal, che videro la luce postumi nel 1670, contengono alcune delle formule più celebri della filosofia. A cominciare da quella relativa alla miseria e alla grandezza dell’uomo.

Per Pascal l’uomo è a un tempo misero e grande. Misero, perché basta un niente a spazzarlo via. Grande, perché è consapevole di questo. L’uomo può essere annientato da forze inanimate. Ma, al contrario di queste, conosce la propria condizione. È la consapevolezza a nobilitarlo.

Conseguenza di questa condizione di miseria e di grandezza è il vivere tra l’aspirazione alla felicità e gli inutili tentativi di raggiungerla.

Questi tentativi il filosofo francese li chiama divertissement. I divertissement sono i piaceri, la gloria terrena. Ma è tutto vano. Il finito non può colmare la sete d’infinito. È solo un modo per distrarsi. È un’ubriacatura. Quando il piacere di un momento esaurisce la sua forza, subentra la necessità di inseguirne altri. Il piacere non è la felicità, ma un modello superficiale di felicità. Un inganno. Un modo per non pensare all’infelicità. Un sistema per figurarsi la gioia futura, che però non arriverà. Così, nell’attesa della gioia, l’uomo non è mai nella gioia.

Non c’è bisogno d’un’anima molto elevata per capire che quaggiù non esiste alcuna soddisfazione vera e duratura, che tutti i nostri piaceri sono soltanto vanità, che i nostri mali sono infiniti e che infine la morte, la quale ci minaccia a ogni momento, ci metterà in pochi anni nell’orribile necessità d’essere eternamente o annientati o infelici.

La ragione e il superamento della ragione

Per Pascal l’uomo può far prevalere la sua grandezza sulla sua miseria solo vivendo in Dio. Dimenticando se stesso e rimettendosi alla volontà divina.

La filosofia non può conoscere i principi dell’esistenza. Infatti la ragione è imprigionata nel finito. Non può arrivare a Dio, che è infinitamente lontano. Uno degli obiettivi polemici di Blaise Pascal è Cartesio, che indaga i principi essenziali con un filosofare matematico, definito nei Pensieri «esprit de géometrie». Per Cartesio Dio è il motore iniziale che serve a tenere in piedi la costruzione. Invece per Pascal Dio è misericordia infinita, a cui si può tendere solo attraverso l’«esprit de finesse», cioè la propria interiorità. Il Dio di Cartesio è freddo, parte di un sistema razionale. Il Dio di Pascal è vivo. Al Dio di Pascal ci si avvicina solo con uno slancio interiore.

Pascal non umilia la ragione. Ma l’ultimo passo della ragione deve essere riconoscere la propria impotenza riguardo ai principi dell’esistenza. La filosofia bellissima di Pascal è tutta incentrata sulla ragione e sul superamento della ragione, che non sono in conflitto ma convivono armoniosamente. Più il pensiero è alto, più riconosce i propri limiti e si abbandona a Dio.

Niente è così conforme alla ragione come questa rinunzia della ragione.

Per il filosofo francese, il cristianesimo è la religione che meglio spiega la miseria e la grandezza dell’uomo. La miseria provocata dalla disobbedienza originale di Adamo e la possibilità di redenzione data dall’incarnazione e dalla morte in croce di Cristo.

Sepoltura di Blaise Pascal
La chiesa di Santo Stefano del Monte a Parigi. Qui fu sepolto Blaise Pascal, il genio dei Pensieri.
Foto di Kreshen su Unsplash.

La scommessa di Blaise Pascal

A lasciare senza fiato è anche il bellissimo brano sulla scommessa. Una pagina in cui Pascal spiega l’infinita convenienza di puntare sull’esistenza di Dio piuttosto che sulla non esistenza di Dio.

Scommettere è necessario. Infatti l’uomo è in bilico tra miseria e grandezza, e tende inevitabilmente o verso l’una o verso l’altra.

Sono in ballo, da una parte, il finito (la vita terrena) e, dall’altra, l’infinito (la vita eterna o l’infinito nulla). E il finito è niente rispetto all’infinito. Il passaggio sulla terra è un istante tra l’infinito che lo precede e l’infinito che lo segue. Questo rende infinitamente conveniente puntare sull’esistenza di Dio. Infatti, se vinco, ho la vita eterna, se perdo, non perdo nulla.

L’obiezione è questa. Anche se scommettere sull’esistenza di Dio conviene, come faccio a credere in qualcosa in cui non credo? Pascal risponde in questo modo. L’uomo, poiché vive nel mondo, è anche azione e abitudine. Se si comincia a essere onesti, a limitare le passioni, a partecipare alle funzioni religiose, ci si prepara a ricevere da Dio il dono della fede. Aspettarsi un aiuto dal comportamento e dall’esteriorità è superstizione, dice il filosofo francese. Perché l’agire religioso appartiene alla mondanità. La fede viene solo da Dio. Non possiamo darcela da soli. Però non la dobbiamo ostacolare. E decidere di avere un comportamento virtuoso è predisporsi a ricevere il dono della fede. Insomma, per Pascal, la vera preghiera è il silenzio e la comunione con Dio, ma la preghiera fatta di parole e di gesti è la preparazione alla vera preghiera.

«Avrei già abbandonato i piaceri», dicono alcuni, «se avessi la fede.»

Rispondo: «Avreste già la fede, se aveste abbandonato i piaceri. Ora tocca a voi cominciare».

La forza e la freschezza dei Pensieri di Blaise Pascal

I Pensieri di Blaise Pascal sono un capolavoro della letteratura del frammento. Le celebri formule, le sue illuminazioni, i suoi scatti vertiginosi, i suoi grumi di pensiero, i suoi tormenti, le sue vive speranze.

E poi i momenti di vivido stupore:

Quando considero la breve durata della mia vita, assorbita nell’eternità che precede e che segue il piccolo spazio che occupo e che vedo inabissato nell’infinita immensità degli spazi che ignoro e che m’ignorano, mi spavento, e mi stupisco di vedermi qui piuttosto che là, perché non c’è ragione che sia qui piuttosto che là, adesso piuttosto che allora. Chi mi ci ha messo? Per comando e per opera di chi mi sono destinati questo luogo e questo tempo?

I Pensieri erano frammenti su cui Blaise Pascal avrebbe dovuto costruire un’Apologia della religione cristiana. Non fece in tempo. La morte lo colse a trentanove anni. Questi abbozzi sono stati poi pubblicati in varie edizioni. C’è chi ha provato a colmare le parti mancanti seguendo il progetto originario dell’Apologia. Chi ha prediletto una ricostruzione filologica. Chi ha sacrificato frammenti che davano l’idea di un’eccessiva provvisorietà. Ma i Pensieri di Blaise Pascal non hanno mai perso la loro forza e la loro freschezza insolita.