Frasi di Massimo Troisi

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Massimo Troisi nacque nel ’53 a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli.

Salì alla ribalta alla fine degli anni Settanta con La Smorfia, trio comico che comprendeva anche Lello Arena ed Enzo Decaro. Gli sketch dei tre conquistarono prima i teatri e poi il pubblico televisivo di Non stop, varietà della Rai diretto da Enzo Trapani, che scovò nuovi comici.

Il debutto cinematografico di Massimo Troisi ci fu nell’81 con Ricomincio da tre. L’attore napoletano era sceneggiatore, regista e interprete del protagonista. Fu il primo di una serie di successi che culminarono con Il postino, film del ’94 diretto da Michael Radford. Mario, il postino interpretato da Troisi, sarebbe restato tra i suoi personaggi più celebri, carico di umanità. Quando il film sbancò i botteghini, nell’autunno del ’94, Massimo era morto. I problemi di cuore di cui soffriva da sempre lo avevano portato via al termine delle riprese.

Il cinema di Troisi si caratterizza per la sua comicità malinconica, per i suoi personaggi timidi e introversi, pieni di insicurezze.

L’altro segno indimenticabile di quest’arte è il linguaggio, che fa tesoro del teatro di Eduardo De Filippo. Una parlata incerta, interiorizzata, piena di musica, di pause, di borbottii.

Fino alla fine degli anni Ottanta l’attore utilizzò il napoletano. Che però era la lingua dell’intimità, non quella del folclore.

Memorabili anche le rare interviste di Massimo Troisi, da cui sono tratte queste frasi.

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Frasi di Massimo Troisi

Io non mi piaccio mai. Sono talmente autocritico che non mi suicido per non lasciare un biglietto che mi sembrerebbe ridicolo.

Io pigro? Forse prima. Adesso sto andando verso l’inerzia. Ho paura di arrivare alla paralisi.

In una donna che incontro, così, a prima vista, mi colpisce il viso, l’espressione. Poi mi piace che sappia ridere, divertirsi, che non mi metta imbarazzo. Sono le stesse qualità che apprezzo in un uomo.

Massimo Troisi
Massimo Troisi con Anna Pavignano, il grande amore della sua vita.

Penso, sogno in napoletano, quando parlo italiano mi sembra di essere falso.

C’è chi sostiene che parecchi giovani registi siano grandi osservatori della realtà quotidiana. Che per fare spettacolo, per raccontare belle storie, dense di significato, basti guardarsi attorno. Io non ci credo perché, se così fosse, i vigili urbani sarebbero tutti Ingmar Bergman.

Leggi anche la biografia di Massimo Troisi.

Ho sempre fatto le cose che volevo anche quando sembravano controproducenti. Non mi piaceva andare a scuola: ci ho messo dieci anni, anziché cinque, a diventare geometra. Uno dice: tempo perso. Invece no. […] Persino l’amore per lo spettacolo è nato in quel periodo. Ho formato con amici un gruppo teatrale. Ci esibivamo tutte le sere. Ho imparato a conoscere il ritmo della reazione del pubblico. Quel rapporto che ho cercato poi di riproporre con i miei film. Mi dicevo: stai bene a te stesso, resta te stesso. […] Sono rimasto a scuola in parcheggio. Se fossi andato a lavorare probabilmente non avrei fatto gli incontri che hanno cambiato la mia vita.

La sofferenza in amore è un vuoto a perdere: nessuno ci può guadagnare, tranne i cantautori che ci fanno le canzoni.