Amy Winehouse, la voce nera di Back to Black

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Era una giornata calda, quel 23 luglio, una delle più calde di quell’estate torrida. Era l’estate del 2011, e quel giorno lo ricordo come fosse ieri. Ma a Londra era un giorno freddo. Così dicono. Era un giorno freddo anche perché se ne andava Amy Winehouse, la voce di Back to Black e una delle voci più talentuose e maledette d’inizio millennio.

Lo ricordo come fosse ieri, quel 23 luglio. La notizia andò dritta al cuore. Se ne andava una ragazza dalla voce fraterna e inquieta.

Aveva avuto una vita bohémien, Amy. Aveva smesso da tempo con l’eroina. Tre anni, dicono. Ma aveva sostituito quel vizio con l’alcol. Pare volesse smettere anche di bere. Ma certi percorsi sono lunghi e pieni di ricadute. Così negli ultimi giorni aveva esagerato più volte. Quel 23 luglio fu fatale. Amy Winehouse morì tra bottiglie vuote di vodka.

Statua di Amy Winehouse
La statua di Amy Winehouse a Camden Town.
Foto di Hert Niks su Unsplash.

Amy Winehouse. Una voce nera

Di Amy mi piaceva, tra le tante cose, che sul palco sorrideva solo se era necessario. In quest’epoca di sorrisi forzati, lei era vera. Ed erano vere le sue canzoni. Amy Winehouse si metteva a nudo, raccontava di amori finiti male, di angosce. In uno dei suoi pezzi più celebri, Rehab, che apre il suo disco capolavoro, Back to Black, contro ogni ipocrisia e perbenismo parlava della sua volontà di non disintossicarsi dall’alcol. Nelle sue canzoni era se stessa, nuda davanti al pubblico.

Ma quello che di più colpisce della sua arte è l’incontro di passato e presente. È risaputo che la bellezza di queste canzoni risiede principalmente nell’accordo tra atmosfere anni Sessanta, profumi jazz e soul e atmosfere e profumi di oggi. Ma quello che va detto e ridetto è che quest’incontro di ieri e oggi era spontaneo. Certo, c’era progettualità nel lavoro di Amy Winehouse e in quello dei suoi produttori, ma fondamentalmente lei aveva una pelle antica. Era cresciuta ascoltando i suoi miti jazz e soul, e la sua voce nera, carica di emotività, era la sua voce.

Nelle canzoni di Amy non si percepisce alcuno sforzo, la sua non è musica vintage. Le atmosfere soul non sono citazioni, quelle atmosfere semplicemente rivivono in una voce di oggi. Da qui il fascino di quest’arte. Che non rispolvera nulla. Amy era semplicemente una ragazza degli anni Sessanta nata nel 1983. Perfettamente moderna e perfettamente antica. In modo naturale.

Murale di Amy Winehouse
Davanti a uno storico pub di Camden Town.

Amy Winehouse. Tra pop ed élite

Amy Winehouse è popolare ed elitaria a un tempo. Ha venduto tantissimo, e allo stesso tempo ha ricevuto il plauso convinto degli addetti ai lavori. È difficile incontrare un artista della sua generazione che sia così pop senza essere pop.

Lei probabilmente avrebbe amato cantare in locali di second’ordine, nelle periferie, in ambienti dal sapore antico e bohémien. Forse non era in grado di gestire la sua grande popolarità.

Quello che Amy ci ha lasciato è un grappolo di gioielli che sembrano scavare nella notte e nel mistero, una voce sincera, un’arte limpida. Quello che Amy ci ha lasciato è un manipolo di canzoni in equilibrio tra ieri e oggi, tra pop ed élite.

Amy Winehouse è morta a ventisette anni, naturalmente, come Jim, come Kurt. Quel giorno, quando lei volò via, era un giorno caldo. Era un giorno strano. Mi sentii davvero strano, dopo la notizia della sua morte. Ci sono quei momenti in cui la vita ti appare breve come un soffio, quei momenti in cui sei più vicino alla verità.

L’immobilità di Back to Black

Oggi ho riascoltato Back to Black tutto d’un fiato, disteso sul letto. Me ne sono stato lì, assorto, rapito da quei suoni e da quelle atmosfere. E ho pensato per l’ennesima volta che questo disco rasenta la perfezione. È davvero un classico. Ma ciò che colpisce è che la sua classicità è qualcosa di intrinseco. Non è un disco diventato un classico con il tempo, è un disco che nasce come classico. Il suono, la produzione in generale, ogni particolare sono frutto di un lavoro certosino ed estenuante. Nulla è lasciato al caso. Tutto è curato in ogni dettaglio. Back to Black ha dato da subito l’idea dell’immobilità, dal suo primo apparire. La spontaneità e l’emotività della voce di Amy Winehouse da un lato e il perfezionismo dall’altro. Back to Black è un ossimoro. Back to Black è un pezzo di ghiaccio caldo.