Music For Airports. L’ambient music di Brian Eno

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Ambient 1: Music For Airports, il primo dei quattro lavori di Brian Eno dedicati all’ambient music, pubblicato nel ’78, è un capolavoro.

Innanzitutto il titolo. Raramente ci si imbatte in un titolo decisivo. Ma questo è il caso. Se l’album avesse avuto un altro nome, l’arte che esce da quei solchi sarebbe stata molto meno bella. Il fatto che l’idea dell’aeroporto come luogo adatto a quelle composizioni sia decisiva la dice lunga sul carattere compiutamente ambientale del disco. Questa non è musica per aeroporto, anche se occasionalmente vi è stata fatta ascoltare. È musica per qualsiasi luogo. Ma è l’idea dell’aeroporto come luogo idoneo per ascoltarla che la rende bella in ogni luogo.

Le quattro parti del capolavoro di Brian Eno, tra pianoforte, cori, sintetizzatore, ci infondono calma. Music For Airports è un disco meditativo. Ma se il senso dell’opera deriva in parte dalle composizioni, viene perlopiù dall’ambiente ideale per cui è stata pensata. Le grandi hall, le lunghe attese… La composizione si limita a scivolare, a essere adatta a quell’ambiente, anche stemperando con la sua lentezza contemplativa l’ansia del volo. L’aeroporto, incrocio di luoghi lontani, tra gli arrivi e le partenze, gli addii e le speranze, è di per sé un luogo carico di significato.

Il disco si impregna degli umori dello spazio, grazie alla sua musica non invadente.

Music For Airports
Persona in attesa in aeroporto.
Foto di Free-Photos da Pixabay.

Brian Eno, il non musicista geniale di Music For Airports

Alla base di Music For Airports, e di tutta la carriera di Brian Eno, c’è il suo essere un non musicista geniale. Eno si è sempre considerato un non musicista, vale a dire un musicista non abile tecnicamente. Ma il non musicista, attraverso il gusto, la creatività, la capacità di scelta, può dar vita a un capolavoro. Brian Eno ha sempre messo al primo posto la capacità di manipolare le composizioni, non il comporre. Attraverso gli strumenti e le tecniche dello studio di registrazione, ha unito, staccato, sovrapposto frammenti e spunti. Proprio con un lavoro di ingegneria è arrivato a un capolavoro come Music For Airports. Brian Eno, più che creare grande musica, ha scovato grande musica tra sprazzi di realtà, occasioni, spunti creativi, e manipolandoli l’ha fermata su disco.

Anche da ciò la sua predisposizione alle collaborazioni. Per esempio quella con David Bowie nella trilogia berlinese. O quella con David Byrne dei Talking Heads, di cui nell’80 ha prodotto Remain In Light. Nell’81 Brian Eno e Byrne hanno pubblicato My Life In The Bush Of Ghosts, dove la musica d’ambiente va a braccetto con la world music. Ma questo disco, nella sua bellezza, non riesce a nascondere completamente l’artificio, la manipolazione, la filosofia. Ambient 1: Music For Airports invece è solo musica, musica splendida. Qui l’intellettualismo è tutto annegato nel risultato.