Un giorno di ordinaria follia

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Un giorno di ordinaria follia è un film di Joel Schumacher. Uscì nel ’93. Fu candidato alla Palma d’oro a Cannes. Incassò decine di milioni di dollari.

Un giorno di ordinaria follia

William «Bill» Foster, interpretato da un intenso Michael Douglas, è allo sbando. La moglie Beth lo ha lasciato, temendo che possa diventare violento con lei e con la figlia Adele. L’uomo ora vive con la madre, e non può vedere sua figlia. Come se non bastasse, è stato anche licenziato.

In una mattina afosa, Bill resta intrappolato nel traffico di Los Angeles. È confuso. Lascia la macchina nel traffico, e prosegue a piedi. Tra gli automobilisti intrappolati c’è il sergente Prendergast, interpretato da Robert Duvall. Prendergast nota la targa personalizzata dell’auto abbandonata.

Bill entra in un negozio per cambiare una banconota in modo da avere delle monete per telefonare. Il gestore coreano però gli dice che deve comprare qualcosa. Così Bill prende una lattina di Coca-Cola, ma il resto non è sufficiente per telefonare. Allora comincia a lamentarsi dei prezzi alti del negozio. Poi, con la mazza da baseball sottratta al gestore, distrugge parte del negozio. Prende la Coca-Cola, dopo aver ottenuto di pagarla a un prezzo più basso. Prende il resto e va via.

Poco dopo Bill si ferma in un quartiere ispanico. Qui due giovani poco raccomandabili lo accusano di essere passato sul loro territorio. Gli intimano di dargli la sua valigetta. Questo il prezzo da pagare. Ma l’uomo costringe i due a scappare, servendosi della mazza da baseball sottratta al gestore coreano.

Quindi Bill telefona alla moglie. Le chiede di poter vedere la figlia, che oggi compie gli anni. Beth gli nega l’incontro. Lui dice che comunque andrà a trovarla.

Michael Douglas, il protagonista di Un giorno di ordinaria follia
Michael Douglas, il protagonista di Un giorno di ordinaria follia.
Foto di Georges Biard, CC BY-SA 3.0.

Nel baratro della pazzia

Intanto gli ispanici messi in fuga poco prima da Bill tentano di ucciderlo sparandogli da un’auto, ma rimangono coinvolti in un incidente. Bill, rimasto illeso, gli ruba una borsa piena di armi.

Più tardi, per fare colazione, Bill entra in un fast food, simbolo dell’alienazione e del consumismo. Ha una polemica con il direttore, visto che gli viene rifiutata la colazione per pochi minuti di ritardo. Ormai può ordinare solo il pranzo. Bill trova la cosa ingiusta. Tira fuori dalla borsa una mitraglietta, spaventando tutti. Inoltre critica la differenza che c’è tra il panino pubblicizzato nella foto e il panino reale.

Nella sua discesa nel baratro della follia, l’uomo si imbatte ancora in altre situazioni e si scontra con altri personaggi.

Giunge infine a casa della moglie, che si dà alla fuga con Adele. Le trova sul pontile. Lì arriva il sergente Prendergast, che da ore era sulle sue tracce. Beth, dopo aver gettato in mare la pistola di Bill, fugge con la figlia. L’uomo, facendo credere a Prendergast di essere ancora armato, lo costringe a sparargli, in modo che Adele possa riscuotere un giorno i soldi dell’assicurazione.

Un giorno di ordinaria follia porta alla luce, attraverso la perdita della ragione di Bill, le ansie, l’alienazione, la violenza che covano dentro ognuno di noi. Bill è un prodotto impazzito della società moderna. Una società fatta di tensioni razziali, di egoismo, di regole ferree, dove è difficile procurarsi degli spiccioli per telefonare e dove lo sforamento di pochi minuti in un fast food rende impossibile fare colazione. Un mondo privo di umanità, fatto di velocità, di pubblicità ingannevoli (si pensi alla differenza tra la foto del panino e il panino), di consumismo, di modelli di felicità che non hanno nulla a che vedere con la felicità.