Uno dei loghi più famosi del rock, la lingua dei Rolling Stones, vide la luce nel 1971. Fece la sua comparsa con l’album Sticky Fingers, un vertice del blues rock, un 33 fatto di devastazioni sonore e di malinconie notturne.
Quella linguaccia non ha temuto il susseguirsi delle mode. È rimasta lei l’icona rock per eccellenza. Un simbolo di ribellione, di strafottenza, di modernità, di gioventù. In una parola, di rock. Un logo che ci parla dei Rolling Stones come meglio non si potrebbe.
A disegnarlo fu John Pasche, studente del Royal College of Art, che fu ispirato dalla lingua della dea indiana Kali. C’è chi vede delle somiglianze anche con la bocca di Mick Jagger, il cantante sguaiato e glam degli Stones.
A quello studente andarono inizialmente poche sterline. L’idea della della vita gli fruttò in seguito altre somme. Che però restano poco rispetto al successo di quel disegno. La capacità evocativa di quella lingua, tirata fuori in faccia ai benpensanti, ha infatti travalicato la storia dei Rolling Stones.
All’inizio molti l’attribuirono a Andy Warhol, per il fatto che fu lui a curare la copertina di Sticky Fingers, quella con i famosi jeans sdruciti, altro simbolo di rock e di trasgressione.
