Gli Skiantos, il cui nome era già un programma di demenzialità, alla fine dei Settanta furono una band tra le più importanti in Italia.
Dopo quell’infuocata stagione, restarono imprigionati nel loro ruolo. Il loro rock perse spontaneità. A questo si aggiunga che i tempi erano cambiati. Ma poco importa. I tre album degli anni Settanta bastano. In particolare Monotono del ’78 e Kinotto del ’79 furono uno scossone.
In Inghilterra imperversava il punk dei Sex Pistols, e il rock degli Skiantos, rozzo se altri mai, lo ricordava.
Il punk demenziale degli Skiantos
Gli Skiantos emersero nella Bologna attraversata dal Movimento del ’77, ma il loro rock, che attecchì anche grazie a quel contesto di protesta extraparlamentare e giovanile, aveva connotati più generali. Aveva come bersaglio l’istituzione, anche quella d’opposizione. Prendeva di mira la compostezza della musica italiana, anche quella dei cantautori. E lo faceva sostituendo alla rabbia del punk d’oltremanica la demenzialità, il nonsense, l’ironia, tra cui si intromettevano sprazzi di satira velenosa. Gli Skiantos irridevano i sacerdoti di quel decennio, quelli di destra e quelli di sinistra. Portarono nell’Italia canora la leggerezza, sbattuta in faccia alla serietà. Quella leggerezza era però molto seria.
Eptadone, Largo all’avanguardia, Karabigniere blues, Io sono un autonomo, Mi piaccion le sbarbine, Freezer, Kinotto erano tra i brani meglio riusciti della band. Le parole erano goliardiche. La musica più che musica era rumore. Gli Skiantos, guidati dalla voce di Freak Antoni, furono davvero una novità in quegli anni di freddo e di lotte. Il loro sberleffo lanciato in faccia a ogni potere e a ogni retorica qualcuno lo scambiò per qualunquismo. In realtà era aria fresca. Ed era goliardia di gioventù.
Gli Skiantos in più contribuirono a sprovincializzare la nostra musica, portandovi i sapori del punk. Lo fecero in modo naturale. Quei ragazzi infatti non sapevano suonare. E se fai rock e non sai suonare esce per forza qualcosa che sa di punk, una delle più belle rivoluzioni della storia del rock.

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Sul palco
Anche i concerti erano assurdi, con insulti e lanci di ortaggi dal palco al pubblico e viceversa. Consegnata alla leggenda è la loro esibizione al palasport di Bologna del ’79, un concerto dove sfilarono vari gruppi rock. Gli Skiantos utilizzarono il loro spazio per portare sul palco una cucina, un tavolo, farsi due spaghetti e mangiarseli. Quella era innovazione e dissacrazione. La band stava avanti e il pubblico non sempre capiva. In quel caso gli spettatori protestarono con forza.
Si diceva sopra che i dischi successivi agli anni Settanta non appartengono più alla storia della band. La gioventù in effetti era finita, portandosi via la spontaneità. Freak Antoni e compagni non seppero rinnovarsi, e la loro musica prese così a odorare di stantio.