Il tempo ha decretato il valore di First Take, il primo album di Roberta Flack. A riascoltarlo oggi, il 33 mantiene tutta la sua freschezza. Uscì nel ’69. Fu uno degli esordi più grandi del soul. Quel disco ha il sapore della malinconia e della notte. L’interpretazione della Flack è intensa, memorabile. Senza eccessi.

Roberta Flack e il soul indimenticabile di First Take
Una delle tracce di First Take è The First Time Ever I Saw Your Face. Fu scritta nel ’57 da Ewan MacColl per Peggy Seeger. Qui Roberta la interpreta da par suo. Ne fornisce una versione lenta, di quelle che non puoi dimenticare. Clint Eastwood se ne innamorò. Inserì il brano nel suo film d’esordio. Era il ’71. Nel ’72 la canzone uscì come singolo. Conquistò un Grammy e le vette della classifica. E trascinò l’Lp da cui era stata tratta.
Quando pubblicò First Take, Roberta Flack aveva trentadue anni. Aveva già passato mille serate a suonare nei locali. Così quel 33 d’esordio era già maturo. E quella voce era già intensa. E capace di scavare nell’anima.
L’album non ha vuoti. Si chiude con la commossa Ballad of the Sad Young Men, scritta da Fran Landesman. È il degno finale di questo viaggio nella malinconia.
First Take colpisce già dalla copertina. Roberta assorta sul suo pianoforte, in un’atmosfera da locale fumoso e demodé, di quelli che ricordano il jazz e la notte.
Il 33 è a un tempo l’esordio e il vertice della cantante statunitense, ispirata come non mai.
La bellezza di questo Lp deriva anche dai musicisti di prim’ordine che vi hanno partecipato, tra i quali Ron Carter (che suonò per anni con Miles Davis) e Bucky Pizzarelli, leggende del jazz.