I Led Zeppelin e la sintesi di Stairway To Heaven

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La grandezza dei Led Zeppelin, che culmina con Stairway To Heaven, brano del 1971, sta in buona parte nel virtuosismo di tutti i suoi membri, Jimmy Page, Robert Plant, John Paul Jones, John Bonham. In effetti l’amalgama di campioni di questo calibro, tutti al massimo della loro vena, non può che essere decisiva per le sorti di una band.

Il batterista dei Led Zeppelin
John Bonham, Bonzo, il mitico batterista dei Led Zeppelin e uno dei più leggendari del rock. Bonham morì a trentadue anni, nell’autunno dell’80, in seguito a una giornata di eccessi alcolici, soffocato dal vomito durante il sonno. Alla sua morte i Led Zeppelin si sciolsero.
Foto di Dina Regine da Flickr, CC BY-SA 2.0.

Il passato si veste di futuro

La grandezza dei Led Zeppelin sta poi in questo: i quattro hanno creato il rock del futuro scavando nel passato, con limpidezza stupefacente. La band ha infatti proposto una commistione di rock, blues, folk, psichedelia. L’invenzione è stata quella di estremizzare l’aspetto fondante del rock, di esasperarne la violenza. Lo stordimento di quella violenza sonora leggeva con tempismo gli anni Settanta.

La purezza a cui i Led Zeppelin piegavano il rock era ravvisabile anche nell’indifferenza per i passaggi radiofonici e nell’assenza di titoli sui primi quattro 33. Scelte inconcepibili, suicide, così anticommerciali da essere una delle più raffinate operazioni di marketing della storia del rock. Si ricordi che Stairway To Heaven, nonostante i suoi otto minuti, fu subito un successo.

I guizzi malinconici dei Led Zeppelin

Ma la grandezza dell’opera dei Led Zeppelin sta anche negli impagabili guizzi malinconici che la pervadono, pieni di mitiche arcadie e solitudini, tanto più sorprendenti proprio perché s’infiltrano tra una furia sonora e l’altra. Con il canto di Plant splendidamente a proprio agio, e in Stairway To Heaven al massimo grado, nello spaziare dalla dolcezza al grido selvaggio, dall’intimismo al delirio orgiastico, dalla tensione mistica alla sfacciataggine.

La sintesi di Stairway To Heaven

La bellezza di questa canzone, caposaldo dell’acclamato Led Zeppelin IV, sta nell’essere la sintesi e il vertice di tutto questo, perfettamente rappresentativa della purezza, delle sguaiataggini, delle malinconie, dei virtuosismi, del baccano svergognato e degli slanci contemplativi dei Led Zeppelin.

Dice infatti Page: «[Stairway To Heaven] ha cristallizzato l’essenza della nostra band. Aveva tutto e ci ha rappresentato al meglio. È stata una pietra miliare».

Leggi qui per l’accusa di plagio da cui è venuta fuori nel 2020 Stairway To Heaven.

Le parole del capolavoro dei Led Zeppelin

Le parole di Stairway To Heaven sono enigmatiche se altre mai. Negli anni sono stati fatti tentativi su tentativi di interpretarle. Ma il fascino di questa canzone risiede anche nel simbolismo e nel mistero dei suoi versi.

Quello che è certo è lo slancio mistico del testo:

Il pifferaio ti sta chiamando a seguirlo

cara signora, riesci a sentire il vento soffiare

e sapevi

la tua scala giace sul vento che sussurra.

Cantano poi i Led Zeppelin:

E se ascolti molto attentamente

la melodia finalmente arriverà a te

quando tutti sono uno e uno è tutto

per essere roccia e non rotolare.

I versi poi mettono l’accento sul rapporto tra il bene e il male, la libertà di scelta e la possibilità di ognuno di cambiare la propria vita:

Se c’è un trambusto nella tua siepe

non allarmarti ora

sono solo le pulizie di primavera della Regina di Maggio

sì, ci sono due percorsi che puoi prendere

ma a lungo termine

c’è ancora tempo per cambiare la strada in cui ti trovi.

I Led Zeppelin nell’abitazione di campagna di Headley Grange

Jimmy Page, autore della musica di Stairway To Heaven, ricorda ancora oggi Robert Plant che scriveva assorto i versi di questa canzone.

Racconta Plant: «Tenevo in mano un pezzo di carta e una penna e, per qualche ragione, ero di pessimo umore. Quindi, all’improvviso, le mie mani cominciarono a buttare giù parole. Me ne rimasi lì a fissarle e poi quasi balzai in aria per lo stupore».

Era un giorno dell’autunno del ’70, nella vecchia abitazione di campagna di Headley Grange. Un giorno di solitudini e malinconie. Era un giorno di cieli cupi e versi di animali lontani, quando, tra ricordi letterari e slanci mistici, Robert Plant, in un guizzo d’ispirazione, inventò uno dei testi più belli del rock.