Le abitudini sono alla base di tutte le nostre insicurezze.
Consideriamo la morte, il più tragico degli eventi. Il più tragico. Ma perché? Qualcuno di noi è mai morto? Quelli che sono morti sono mai tornati a raccontarcela? Perché questa paura della morte? Il timore che ne abbiamo è un prodotto della nostra mentalità, basata sul possesso. La morte rappresenta la perdita di tutto.
In realtà nessuno di noi potrebbe dire a ragion veduta che si tratta di un brutto evento.
Allo stesso modo, tutte le altre situazioni generalmente considerate brutte sono la conseguenza del nostro materialismo.
I fatti non sono mai belli o brutti. È l’uomo a viverli bene o male, accettandoli o rifiutandoli.
Solo che l’abitudine di considerare indesiderate certe cose ha messo di peso nel nostro cervello che quelle cose sono indesiderate. Più ci allontaniamo dalle abitudini, più siamo forti: perché ci avviciniamo a essere immuni dalle vicende «brutte».
Prendiamo un periodo di crisi. Può sembrare strano, ma non ha nulla di negativo. È una fase in cui dobbiamo cambiare strada perché su quella vecchia c’è un imprevisto. E chi ha detto che la strada nuova sia peggiore di quella conosciuta? Per le nostre abitudini una crisi è una situazione spiacevole, che va superata nel tempo, dove per «superare la crisi» s’intende ripristinare le condizioni vecchie.
Invece una crisi è superata all’istante se l’accettiamo.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay.