La malinconia di un pomeriggio d’inverno

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Camminavo, era un sabato pomeriggio di malinconia, tra le vie della città. Le luci dei negozi cominciavano a illuminare tutt’intorno. Ora mi ero fermato in una libreria. Ero solo. Sfogliavo pagine su pagine, senza in realtà leggere niente. Quella carta e quell’inchiostro mi rilassavano. I miei pensieri erano chissà dove. In anni lontani, in luoghi d’infanzia, non so dove. Ero calmo, e malinconico.

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Fuori pioveva. Una pioggia sottile e leggera. Qualche voce flebile, qua e là, rompeva il silenzio.

A un tratto mi sono visto in uno dei volti che stavano di là dai vetri. Era il volto di un senzatetto. Un uomo con la barba incolta, i capelli incolti e arruffati. Occhi assorti che lasciavano immaginare un mondo ricco di ricordi e di malinconia. Di solitudine e lacrime consolatorie.

Non so perché mi sono visto in quell’uomo. Forse perché ho sempre amato la solitudine. Ma quella era una solitudine estrema, fatta di stenti e freddo. Neanche la compagnia di un cane da accarezzare. Ma forse la compagnia era nei suoi ricordi. Forse la sua compagnia era quella di volti lontani.

La sua vita mi è parsa all’improvviso grande, vera, e io mi sono sentito piccolo, tra le mie piccole sicurezze. Perché un tetto, un piatto caldo di minestra, una coperta sotto cui dormire sono niente.

Anche questo è un pomeriggio che sa d’inverno e di malinconia. Fa freddo. Sono a casa.

Farò un giro tra le strade di questo paese vuoto.

La malinconia della pioggia
La malinconia della pioggia.
Foto di Pratik Gupta da Pexels.