Baudelaire e la modernità dei Fiori del male

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Alcuni versi del Crepuscolo del mattino, dai Fiori del male di Charles Baudelaire, nella traduzione di Raboni:

Sale da qualche casa un po’ di fumo.

Palpebre viola, bocca aperta, un sonno

d’animale dormivan le puttane,

mentre le mendicanti dal freddo e scarno seno

alitavano insieme sul fuoco e sulle dita.

Sui giacigli, a quest’ora, s’aggravano i tormenti,

fra stenti e gelo, delle inferme; un gallo

lacerava lontano col suo canto

‒ singhiozzo, sangue, schiuma ‒ la foschia.

Un mare di nebbia lambiva gli edifici;

i moribondi in fondo agli ospedali

rantolavano a rauchi soprassalti

mentre rincasa, rotto dalle fatiche, il libertino.

Charles Baudelaire

La modernità di Charles Baudelaire

La modernità di Charles Baudelaire sta nell’uso ardito della metafora. Infatti, con tempismo stupefacente, il poeta parigino capì la società moderna, che toglieva alla poesia il suo posto. Il poeta poteva solo chiudersi in sé, rifiutando il linguaggio del mondo. La poesia dei Fiori del male non è un diario. Le metafore sono rivelazioni trascendenti, che stanno al di qua del quotidiano.

La modernità di questo poeta sta poi nel sentimento della metropoli. La città, luogo infernale e alienante, reticolo di malavita e prostituzione, impregna I fiori del male.

E poi nel rinnovamento della parola. La metropoli porta con sé vocaboli nuovi e «impoetici». E in più l’alienazione acuta può generare una parola espressionista e deformata.

E moderna era poi in Baudelaire la sua storia bohémien e rock. Droghe, alcol, alloggi provvisori, vita notturna.

Ma…

La rivoluzione morbida dei Fiori del male

I fiori del male hanno una struttura logica e riescono a salvaguardare la comprensibilità. E in più il linguaggio metropolitano di Charles Baudelaire è eloquente, ed è incastonato in forme accertate. Insomma, Baudelaire non si pone di lato rispetto alla tradizione, ma la porta per mano verso territori nuovi. Per questo la sua lezione è così proficua.