I Beatles pubblicarono Sergent Pepper il 1° giugno del ’67, e da subito questo concept fu un simbolo degli anni Sessanta.
Ma Sergent Pepper è davvero un concept? Alcuni, tra cui John Lennon, hanno detto di no: canzoni singole, a loro avviso, unite a forza da una concezione esterna. Infatti Sergent Pepper vive di momenti solitari che si aiutano grazie a un’impostazione che li racchiude. Ma eravamo nei Sessanta: l’idea del concept era già in sé una novità, sebbene alcuni Lp di concetto, per esempio Pet Sounds dei Beach Boys, avessero già visto la luce.
I Beatles non furono i primissimi nel proporre un concept, e non lo furono in altro, dalla psichedelia a un certo impegno poetico. Ma furono i primi a compendiare i vari fermenti che ribollivano nella musica dei Sessanta. Compresero al volo le novità musicali e sociali del tempo facendole proprie. I Beatles arricchirono il loro stile con quello che accadeva intorno.
A conti fatti i Beatles erano un’enciclopedia della musica dei Sessanta. Nella loro opera vi si trovava, in pillole, tante novità che altri approfondivano con altro vigore. La peculiarità dei Beatles stava nella visione d’insieme, nell’avvalersi di tanti fermenti per dar vita a un pop moderno che in più si rivolgeva alla tradizione e alle masse.

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Sergent Pepper e gli anni Sessanta
I Beatles, e in particolare Sergent Pepper, restituiscono gli anni Sessanta.
In più questo disco era un lavoro che portava avanti la ricerca sonora, grazie alle nuove tecniche di registrazione.
Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, annunciato dal 45 Strawberry Fields Forever / Penny Lane, era l’ingresso definitivo del pop nei territori dell’arte, e fotografava quel periodo gonfio di psichedelia, droghe, raduni, riff leggendari, pacifismo, gambe scoperte. Sergent Pepper fotografava gli anni Sessanta, un decennio che sembrava rendere tutto possibile.
Di lì a poco ci sarebbe stata la reazione della tradizione. La pace in Vietnam era lontana. Molti diritti rivendicati avrebbero avuto vita dura. Insomma, il sogno si sarebbe rivelato, appunto, un sogno. Ma il mondo sarebbe cambiato su quelle basi, mescolate a una tradizione che non si poteva spazzare via così, in quattro e quattr’otto, con una manciata di raduni, musica e fiori. E in ogni caso la vittoria fu nel sognare, nelle adunate, in quello spirito di aggregazione. La psichedelia e i colori del Sergent Pepper immortalavano gli anni Sessanta. E in particolare la lennoniana A Day In The Life ci trasportava in un mondo di sogni e di allucinazioni.